Libertà di espressione per Mohammad Rasoulof

Domani sera verrà proiettato al Festival dei Diritti Umani, in anteprima italiana, Lerd, A man of Integrity, vincitore del Certain Regard prize a Cannes nel 2017.  Non poteva esserci film più adatto legato ai nostri temi: il regista iraniano Mohammad Rasoulof attualmente si trova in carcere. Il 16 settembre scorso gli sono stati sequestrati i documenti all’aeroporto di Tehran, dopo essere rientrato da un tour internazionale per la promozione del suo film: l’accusa è quella di aver fatto un film-propaganda contro il regime del suo Paese, l’Iran. esiste una petizione online per aiutare il regista e supportare la sua libertà d’espressione.

Lerd / A man of integrity
Reza era un giovane contestatore a Teheran. Espulso dall’università, decide di allontanarsi dal pantano urbano per rifarsi una vita. Si trasferisce con la moglie e il figlio in un villaggio sperduto nel nord dell’Iran, dove passa i suoi giorni lavorando nel suo allevamento di pesci rossi. Ma la zona è controllata da un’azienda privata, strettamente collegata con il governo e le autorità locali. I suoi potenti azionisti costringono i contadini locali e i piccoli proprietari terrieri a cedere le proprie terre e i propri beni – compresi gli immobili – all’azienda. La corruzione si insinua nei meccanismi della società, al punto da penetrare nelle relazioni sociali e famigliari.
Il film interroga la dimensione intima di un uomo di fronte ad un’oppressione infima e diffusa, che diventa sistema e soffoca persino la volontà di resistere. Il film è stato premiato al Festival di Cannes del 2017 con il premio della giuria nella sezione “Un certain regard”.
Nato a Shiraz nel 1977, il regista iraniano Mohammad Rasoulof, lavora inizialmente come sceneggiatore e regista di teatro e studia sociologia all’università di Teheran. Il suo primo lungometraggio The Twilight (Gagooman) viene premiato nel 2002 al Fajr Film Festival di Teheran.
Nel 2010 viene arrestato sul set perché accusato di non avere richiesto l’autorizzazione alle autorità iraniane. Condannato a sei anni di reclusione, viene poi liberato dopo dodici mesi tramite cauzione. Il suo film Manuscript don’t burn viene presentato a Cannes senza titoli, per tutelare coloro che ne avevano preso parte. Perseguitato come tanti altri suoi colleghi dalla censura nel cinema del Medio Oriente, Mohammad continua a girare film che manifestano un forte dissenso nei confronti della politica opprimente delle autorità iraniane e il senso di un’arte necessaria. Dopo aver girato l’Europa per promuovere Lerd / A man of integrity, nel settembre del 2017 rientra in Iran e viene nuovamente condannato agli arresti domiciliari, reo di aver fatto un film–propaganda contro il regime.