Strade nella foresta amazzonica che mettono a rischio le tribù indigene

di Marta Gatti – Radio Popolare/Esteri
La visita del Papa in Perù e il suo appello a preservare la Foresta amazzonica e i popoli che la abitano, non ha cambiato le priorità del governo. Alla fine del mese di gennaio il paese andino ha approvato una legge che permetterà la realizzazione di strade all’interno della foresta pluviale, fino alle aree più remote. Queste strade nella foresta amazzonica renderanno accessibili zone della regione dove ancora vivono popolazioni indigene abituate all’isolamento e alla vita in simbiosi con la natura.
Per il governo il progetto rappresenta una priorità di interesse nazionale, che attirerà capitali e interessi economici essenziali per il Paese. Il progetto di rete stradale comprende anche un’autostrada che dovrebbe collegare Puerto Esperanza con il confine brasiliano. Il sito internet che si occupa di monitorare la deforestazione nell’area dell’amazzonia andina, Monitoring of the Andean Amazon Project, stima 275 mila ettari di foresta primaria a rischio deforestazione per la realizzazione del progetto. Si tratta per la maggior parte di aree protette e di riserve abitate da tribù isolate.
Le popolazioni indigene della regione avevano chiesto al governo di bloccare il progetto e di garantire la protezione ecologica delle loro terre ancestrali. Una di queste strade, quella che dovrebbe connettere le regioni di Ucayali e Madre de Dios, viene soprannominata la “strada della morte” per l’effetto che avrebbe la sua realizzazione sulle popolazioni indigene. La denuncia arriva da Survival International, il movimento a difesa dei popoli indigeni. L’apertura di piste nella foresta metterebbe a rischio l’accesso alla terra e alle risorse naturali delle tribù. A condannare il progetto sono anche le organizzazioni indigene peruviane che denunciano l’illegalità della decisione. La rete stradale, infatti, violerebbe i territori ancestrali di diverse popolazioni che vivono in aree incontaminate. Anche la relatrice speciale delle Nazioni Unite per i popoli indigeni, Victoria Tauli Corpuz, ha sottolineato la minaccia che le nuove strade rappresentano per i popoli della foresta. La relatrice speciale ha definito irreversibile l’impatto su chi abita queste aree remote: fino al loro sterminio fisico e culturale.
Le nuove strade nella foresta amazzonica, secondo i rappresentanti indigeni, apriranno l’area alle compagnie interessate alla terra, al legname e alle miniere. La rete di comunicazione andrebbe ad aggravare una situazione già complessa: inquinamento causato dall’estrazione illegale di oro, deforestazione e traffici illeciti.