UNA GRAPHIC NOVEL PER LA REPUBBLICA CENTRAFRICANA

Questa graphic novel è di Didier Kassai, illustratore, caricaturista e acquerellista autodidatta. Nato nel 1974 a Sibut, nella Repubblica Centrafricana, vive ora a Bangui.

di Veronica Tedeschi

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Su Facebook l’illustratore 39enne tiene una cronaca della sua vita quotidiana a Bangui , capitale della Repubblica Centrafricana. Queste sono alcune delle frasi che si possono trovare sul suo diario:

“Da quando la Séléka è al potere viene proibito a tutti di viaggiare con sale e zucchero in grande quantità, è vietata la vendita di machete e ci impediscono anche di girare in moto… presto ci proibiranno di andare a letto con le nostre mogli”

“Presto il coprifuoco. Ci chiudiamo in casa e finiamo le ultime bottiglie di vino rosso (invecchiato o no)”.

Didier ha sicuramente trovato un modo per esorcizzare il dolore e la tragedia quotidiana nella quale si trovano i cittadini centrafricani, ha deciso di raccontarlo, di fare sapere cosa accade veramente nella sua città ma in un modo diverso, che unisce la modernità dei social network con l’arte “antica” del fumetto per far nascere un concentrato di cultura e simpatia.

Il suo blog è dikassart.illustrateur.org

La Repubblica Centrafricana è uno dei tanti paesi africani che in quest’ultimo periodo sta cambiando governo. Le votazioni finora sono avvenute senza scontri, probabilmente perchè la popolazione ha realmente compreso la necessità di eleggere un presidente che blocchi le violenze.

Le ostilità in Centrafrica iniziarono nel dicembre 2012 quando uomini armati (il gruppo ribelle Seleka) scese verso la capitale Bangui per dare inizio alla seconda guerra civile centrafricana. I Seleka rimproverarono diverse cose all’attuale presidente Bozizè – golpista vittorioso nel 2003 – tra le quali il non rispetto degli accordi di pace.

Dì lì a poco la situazione nel paese si scaldò velocemente e il presidente invocò la protezione di Parigi che non gli fu concessa. I golpisti conquistarono il potere e divennero esercito regolare.

Come in Rwanda il machete fu il protagonista di queste violenze e, come in Rwanda, le morti sono attualmente moltissime. La violenza diffusa nel paese sta portando ad un nuovo genocidio come quello del 1994 avvenuto a circa 1.000 km dalla Repubblica Centrafricana?

Cristiani e musulmani sono sempre stati fratelli a Bangui, esattamente come tutsi e hutu in Rwanda; hanno vissuto tutti insieme, nelle stesse case e condividendo le stesse abitudini ed usanze. Tuttavia la storia ci insegna che decenni di pacifica convivenza possono non essere un sufficiente antidoto alla bestialità.