Covid-19 in Africa: tecnologia e comunità riusciranno a fermarlo?

Di Fabio Bellumore
Amref

“Sono pronta a servire la mia comunità” dice Evelyne. Le fa eco Eric: “è ora di andare in mezzo alla nostra gente e ribadire le regole chiare del lavaggio delle mani”. Roseline si immagina così: “noi siamo gli occhi che possono captare malattie e l’arrivo di una epidemia”. Siamo in una chat degli operatori di salute comunitari (Community Health Workers) in Kenya. Sono operatori formati da Amref, attraverso la piattaforma tecnologia Leap, per essere pronti a combattere questo virus – Covid19 – prima che si diffonda.

Il 30 gennaio l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha dichiarato lo stato di emergenza sanitaria pubblica a livello internazionale, dovuta all’epidemia di Coronavirus. L’11 marzo il direttore generale dell’OMS, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha definito la diffusione del Covid-19 non più una epidemia confinata ad alcune zone geografiche, ma una pandemia diffusa in tutto il pianeta.

Il 14 febbraio è stato confermato il primo caso di Covid-19 nel continente africano, in Egitto. Al 20 marzo i confermati sono oltre 700 in 34 Paesi, 147 in più rispetto ad una settimana precedente. Oltre 250 in Egitto, 150 in Sud Africa, 90 in Algeria. I morti superano di poco i quaranta. Al momento i dati sono ancora contenuti, considerando che, sempre al 20 marzo, sono 209.839 i casi confermati in tutto il mondo. Si susseguono ipotesi sul perché i numeri in Africa sono così bassi. Alcuni parlano di temperature, altri di “questioni genetiche”, altri della bassa età media delle popolazioni, altri ancora ammettono che sarà difficile saperlo vista la difficoltà di fare i test. Al momento nulla di confermato. Ma non si può attendere: Amref Health Africa – principale ong che si occupa di salute nel continente africano – ha iniziato il suo lavoro di prevenzione. Compito fondamentale perché il sistema sanitario di molti Paesi difficilmente reggerebbe l’urto.

Secondo l’Onu l’Africa ha solo il 3% del personale medico mondiale, nonostante sopporti oltre il 24% del carico globale di malattie.  Per dare un’idea, il sistema sanitario pubblico in Guinea, Liberia e Sierra Leone – i tre Stati più colpiti dall’emergenza Ebola – già prima della crisi era gracile: 4,5 medici ogni 100mila abitanti. La media italiana è di circa 376 medici ogni 100mila abitanti.

Amref Health Africa sta collaborando con i Ministeri della Salute (MOH) africani, l’Organizzazione Mondiale della Sanità e CDC Africa (Centres for Disease Control and Prevention), in modo da coordinare le risorse per rafforzare gli operatori sanitari in prima linea e trovare una risposta globale per prevenire ogni possibile crisi e rallentare la diffusione del COVID-19.

In Uganda, Tanzania ed Etiopia, Amref Health Africa fa parte delle rispettive task force nazionali, per assistere i Ministeri della Salute nella preparazione delle risposte di emergenza. Inoltre, in Tanzania, attraverso il progetto di sorveglianza delle malattie, Amref è stata coinvolta nello sviluppo di un piano nazionale di preparazione e risposta all’influenza pandemica.

Ed ecco che entrano in gioco gli operatori sanitari comunitari e la tecnologia. Gli operatori colmano il divario tra la comunità e il sistema sanitario. Sono membri delle comunità che servono, godono della loro fiducia, comprendono le culture, parlano le lingue e conoscono i comportamenti sanitari delle loro comunità. Sanno quali sono i punti di accesso per promuovere educazione sanitaria. In Africa sono “quadri sanitari” fondamentali, come dice l’OMS.

Amref ha accesso alla rete di operatori sanitari comunitari raggiungendo 1,2 milioni di addetti locali, con cui collabora da tempo. Leap è una piattaforma “mobile health” progettata in Africa per l’Africa. È una soluzione di apprendimento per la formazione di operatori sanitari sempre e ovunque. Una soluzione efficace che utilizza la tecnologia audio e SMS per responsabilizzare, sensibilizzare o formare personale sanitario, consentendo a ogni individuo di apprendere al proprio ritmo, con i propri dispositivi mobili – cellulari basici o smartphone – all’interno delle proprie comunità. Questa piattaforma è attualmente attiva in Kenya e Malawi. Le informazioni su COVID-19 sono state caricate su questa piattaforma e sono oggetto di quelle chat e di quello slancio che fa dire a Roseline che loro saranno le sentinelle della propria comunità.

Ad oggi grazie a Leap sono stati formati 35.000 operatori sanitari comunitari; 74.000 operatori sanitari comunitari la utilizzano e 3.500.000 di persone hanno appreso nozioni su educazione sanitaria, nutrizione e pronto soccorso di base utilizzando questa piattaforma.

Evelyne, Roseline ed Eric sono tre di quelle migliaia di operatori formati tramite Leap. Sapranno affrontare meglio l’arrivo del coronavirus. E in ogni caso sapranno spiegare l’importanza dell’educazione sanitaria in un continente dove purtroppo si muore ancora per diarrea causata dall’acqua contaminata.