E se provassimo con lo sport? Bambini in contesti vulnerabili.

Essere bambini sotto le bombe in Siria o andare in skateboard a Kabul. Essere adolescenti nei barrios poveri peruviani o nello slum di Mathare-Nairobi. In questi casi lo sport può essere un grande aiuto. Venerdì 18 ottobre 2019 alla Cattolica di Milano si confronteranno esperienze da tutto il mondo che hanno sperimentato lo sport e il gioco come strumenti di crescita e aggregazione.

Un incontro fortemente voluto dalla professoressa Cristina Castelli, che dirige l’Unità di Ricerca sulla Resilienza dell’Università del Sacro Cuore – Milano che lo spiega così: “a trent’anni dalla firma della convenzione Onu per i diritti dell’infanzia, vogliamo presentare esperienze concrete promosse in varie regioni del mondo a favore di minori che vivono situazioni di vulnerabilità e a cui sono negati i diritti presenti negli articoli 30 e 31 della Convenzione”

Il convegno s’intitola “sport, resilienza e diritto in gioco” e – continua la professoressa Castelli – “darà voce agli esperti che si fanno promotori dello sport come strumento per il benessere e occasione di esercitare il diritto a essere bambini”. E’ stato spontaneo trovare un terreno comune, perché le tematiche sociali e umanitarie sono il cuore del Festival dei Diritti Umani, che le propone attraverso il linguaggio creativo del cinema e della fotografia. Il Festival parteciperà al convegno del 18 ottobre portando un corto che illustra perfettamente come un pallone  potrebbe – sottolineiamo il condizionale – diventare un “ponte” tra i popoli…

“Lo sport – conclude la professoressa Castelli – può divenire un modo informale e ludico per apprendere a relazionarsi, a rispettare le regole di convivenza, una modalità per conoscere i propri limiti e scoprire le proprie potenzialità, quindi si colloca appieno nell’ambito delle iniziative promosse dal Festival dei Diritti Umani”.

Info per il convegno su sport e resilienza qui