Forza Italia contro Al Jazeera: complice di un possibile attentato. Quando l’assurdo diventa pericoloso.

Di Danilo De Biasio,
Direttore del Festival dei Diritti umani

I negri, si sa, hanno il ritmo nel sangue. Gli ebrei hanno le braccine corte. Al Jazeera è rinomatamente la televisione dei terroristi islamici. Ridiamoci pure sopra, ma forse va fatta una riflessione sui luoghi comuni che rischiano di assecondare i discorsi d’odio. Le prime due affermazioni sono così strampalate – anche se qualcuno proverebbe ancora a dimostrarle empiricamente – che quando le sentiamo ci facciamo una risatina. La terza no. Perché è più moderna, fa riferimento a vicende poco chiare e perché, in alcuni casi rafforza le nostre convinzioni. Il concetto è scritto implicitamente nella dichiarazione di un esponente politico, Alessandro De Chirico, vicecapogruppo di Forza Italia al Comune di Milano, quando ha scoperto che la televisione Al Jazeera è entrata a Palazzo Marino. Scrive l’esponente politico che “oltre a chiedermi come mai non siano stati avvisati né i lavoratori né i consiglieri delle riprese effettuate da Al Jazeera, mi domando che uso saranno fatte delle immagini”.

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Ma che uso può fare una televisione delle immagini della sede di un palazzo comunale? Alessandro De Chirico ha un sospetto: servono per pianificare un attentato. Scrive: “vorrei sapere come sia stato possibile autorizzare una troupe televisiva vista in tutto il Medio Oriente e anche in Italia a fare riprese di un luogo sensibile, dove si trovano gruppi consiliari apertamente contro l’islamizzazione dell’Occidente e l’edificazione di una Moschea in città”. Ricapitolando: uno dei colossi televisivi mondiali viene a fare un servizio a Milano e secondo un consigliere comunale involontariamente fornirebbe indicazioni ai terroristi su chi colpire. Perché? Ma è ovvio, perché è una televisione araba. De Chirico è ancora più preciso: teme che l’obiettivo sia in particolare uno e infatti conclude la sua dichiarazione con l’ironico invito all’amministrazione Sala: “per agevolare ipotetici fondamentalisti, vogliamo rendere pubbliche anche le piantine dei piani con l’indicazione di dove si trovano, ad esempio, gli uffici di Salvini?”

Possiamo ridere delle bislacche affermazioni di De Chirico? No, non vanno minimizzate. Fanno leva su alcuni luoghi comuni facilmente amplificabili, ripetibili, personalizzabili. Mescolano abilmente affermazioni plausibili – chi può negare che una ripresa televisiva possa dare indicazioni ai malintenzionati? – con le peggiori generalizzazioni (arabi = terroristi), con l’autorappresentazione fantasiosa e martirizzante (“i gruppi consiliari apertamente contro l’islamizzazione dell’Occidente”). Basta ospitare questi discorsi su un giornale amico, invitare De Chirico ad una trasmissione radiofonica che usa l’hate speech come divertimento, o a una televisione che gode a raccogliere chi urla di più e il gioco è fatto. Come contrastare questi fenomeni. Ignorandoli? Non serve, perché ci sarà sempre qualcuno che li spargerà attraverso i social. Smontarli. Questo può essere più utile. Purché ci sia qualcuno che abbia ancora la voglia civile di farlo.

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