Lenzuoli contro Salvini: un modo per protestare, esporsi, riconoscersi

di Danilo De Biasio
direttore Festival dei Diritti Umani

C’è una foto bellissima, incredibilmente evocativa, che ritrae un sindacalista anarchico francese arrestato da due poliziotti. Lui, camicia bianca e bretelle, sfoggia un sorriso beffardo e allarga le braccia per dare ancora più forza al gesto, per attrarre l’attenzione sull’ingiustizia che sta subendo. E infatti mentre il sindacalista ride, i due flic che lo hanno arrestato sono terribilmente seri, spiazzati dalla reazione della loro vittima. Solitamente quella foto – scattata nel 1905 e recuperata poi dal ’68 francese – è accompagnata dallo slogan “una risata vi seppellirà”.

Quando il solerte dirigente di polizia di Bergamo ha scomodato i vigili del fuoco per togliere un lenzuolo dedicato al Ministro dell’Interno con scritto “Salvini non sei benvenuto”, ho pensato a quella vecchia foto. E lo devono aver pensato in tanti perché è subito partito il tam tam che propone di riempire le città dove Salvini va a fare comizi con altrettanti striscioni, lenzuoli, cartelloni con cui esprimere il dissenso per i provvedimenti disumani del Ministro.

Che si fa? Te lo vedi Catarella ordinare ad uno striscione di arrendersi? Mandiamo i pompieri a scalare condomini per togliere i cartelli sgraditi? Il clou della protesta sarà a Milano, sabato 18 maggio, per il corteo di Salvini e dei suoi alleati dell’estrema destra europea. Associazioni e singoli hanno deciso di riempire la città di lenzuoli-beffa, per dimostrare che non tutti gli italiani vogliono le orribili politiche salviniane. Ben fatto.

Se quella di Salvini e dei suoi lacchè strappa-lenzuoli sarà un errore decisivo o meno lo vedremo nel giro di pochi mesi. Resta tutta la protervia degli apparati di polizia piegati a reprimere il dissenso. I gesti sanzionati muscolarmente dagli agenti vanno dal canto di Bella ciao al fischio di scherno, dimostrando disprezzo per le regole della democrazia. Patetico il tentativo del Capo della Polizia di derubricare questi comportamenti ad atti necessari per garantire il regolare svolgimento delle manifestazioni. Prima o poi i dirigenti del Viminale si renderanno conto che che stanno perdendo di credibilità e fiducia?

L’Italia è la nazione che in Europa ha il triste primato del più alto numero di aggressioni fisiche contro giornalisti (Index of Censorship), è al 46esimo posto nella classifica sulla libertà di stampa (Reporter sans Frontieres), dove i telegiornali nascondono le notizie sulle grandi crisi internazionali (Illuminare le periferie 2019). Questa Italia rischia di scivolare verso le democrazie illiberali se si limita anche la possibilità di esprimersi. Il processo è già in corso in altre nazioni europee ed era emerso nella seconda edizione del Festival dei Diritti Umani, dedicato proprio alla libertà di informare ed essere informati.

Non ci restano che i lenzuoli come forma di Resistenza? No, è fondamentale appoggiare concretamente tutte le forme di giornalismo libero e i progetti culturali che provano a smontare fake-news e linguaggi d’odio. Ma non bisogna neppure ridicolizzare la protesta spontanea contro Salvini che sta usando come unica “arma” il lenzuolo.

C’è un precedente che vale la pena di ricordare: un gruppo di cittadini. comuni palermitani all’indomani della strage di Capaci decise di esporre questi pezzi di tela per esprimere la rabbia verso lo Stato che non riusciva a tutelare la legalità. Era il 1992. Il “Comitato dei lenzuoli” invitava i palermitani a rivendicare i propri diritti, non a mendicarli. Ventisette anni dopo quelle parole sono ancora valide, tanto più perché l’attuale Ministro dell’Interno vuole smantellare i diritti. E si può dire di no sventolando in tanti un lenzuolo. Scriveva Giuliana Saladino, storica organizzatrice di quel movimento palermitano: «Il bianco oggetto intimo che presiede alla nascita, al sesso, alla morte, così usuale e quotidiano, si è caricato di altri simboli, segna la volontà di esporsi e riconoscersi».