#25Aprile. Il caso dell’Ossola

di Chiara Lusuardi
tratto dal Dossier didattico di www.stampaclandestina.it

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“Da qualche tempo – scrive «Il Partigiano alpino»
– la situazione militare di tutta l’Ossola volgeva a netto svantaggio dei presidi tedeschi e fascisti,
mentre i partigiani potevano consolidarsi nei luoghi già conquistati e liberare intere vallate. La sera del 7 settembre la divisione ‘Piave’ iniziò la sua azione nella valle, provocando la resa del presidio germanico di Malesco. La sera stessa di comune
accordo i comandanti delle formazioni Val d’Ossola e val Toce decidevano l’assalto al caposaldo di
Piedimulera, unico serio ostacolo sulla linea di Domodossola. […] intanto altre formazioni partigiane avevano iniziato l’accerchiamento della città. Fu allora che il nemico chiese di trattare la resa. Così le truppe partigiane potevano entrare
nella città. Destituito dalla carica il podestà, l’amministrazione fu assunta da una giunta provvisoria di governo, composta di sette membri, mentre le forze partigiane assicuravano l’ordine.”1
La mattina del 10 settembre 1944 alcune centinaia di partigiani delle divisioni autonome Valtoce – al comando del tenente Alfredo Di Dio – e Valdossola – al comando del maggiore Dionigi Superti – entrano a Domodossola, capoluogo della valle dell’Ossola occupato da circa 400 tedeschi che si arrendono alle forze partigiane abbandonando armi pesanti e munizioni.
Nasce così la “Repubblica dell’Ossola”, che comprende 28 comuni, per un totale di circa 47.300 abitanti, secondo il censimento operato dalla Giunta provvisoria di governo.2 Essa non è il frutto di un disegno preordinato, ma avviene essenzialmente sotto la spinta di un movimento partigiano in espansione. Nell’estate appena trascorsa, infatti, questo aveva praticamente costretto alla ritirata o catturato i presidi nemici della valle, di fatto restandone padrone.

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