Ci sono vicende che scavano più a fondo di altre nella società, nell’immaginario. L’atroce uccisione di Giulio Regeni è fra queste. Sarà per quella voglia di cancellare tutto ciò che rappresentava: tradito perché onesto, infangato perché senza colpa, hanno infierito su di lui perché bello.
di Danilo De Biasio
Ma a rendere la sua morte un costante atto di accusa contro chi voleva insabbiare tutto c’è stata l’immane forza dei genitori e degli amici, la rettitudine di alcune istituzioni e i riflettori che molti giornalisti hanno lasciato accesi sul suo omicidio. Le scritte nere su sfondo giallo dei braccialetti, delle magliette, degli account su twitter, degli striscioni sui palazzi è la rivendicazione di un sentimento umano inespugnabile: Giulio siamo noi. Che non significa solo appoggiare la legittima richiesta di giustizia, ma anche rendere noto che quello che è successo ad un giovane studente italiano non deve accadere a nessun altro: ogni torturato e ucciso è Giulio. Il 20 gennaio del 2017, insieme all’Ordine degli Avvocati di Milano, abbiamo portato in Italia Ahmed Abdallah, il principale consulente egiziano della famiglia Regeni, che aveva pagato con mesi di carcere questa sua ricerca della giustizia.
Per il Festival dei Diritti Umani dunque il doppio appuntamento romano del 3 ottobre, con l’arrivo della ciclostaffetta che ha portato da Fiumicello una lettera dei genitori di Giulio, era una naturale prosecuzione del nostro impegno quotidiano. Perché i diritti umani non hanno nazione.
Il 3 ottobre sera saremo al Teatro India di Roma (Testaccio – Lungotevere V. Gassman) per una serata in onore di Giulio Regeni.
Per leggere, parlare, raccontare, cantare; per offrire uno spunto di riflessione, per festeggiare la memoria di Giulio, per stringersi attorno alla sua famiglia e a chi l’ha amato, da vivo e da quando è diventato ragazzo per sempre.
Vi aspettiamo numerosi per colorare di giallo anche Roma!
(Ingresso libero)