Persone che salvano persone. Più che uno slogan è un impegno. E c’è scritto sotto il logo ResQ, un’associazione che si è presentata poche ore fa per annunciare, appunto, che un gruppo di persone si sta dando da fare per mettere in acqua un’altra barca per combattere l’indifferenza, per andare a salvare naufraghi. Sono singoli individui che hanno deciso di non stare più inerti a guardare ciò che accade nel Mediterraneo, che scommettono di raccogliere almeno 2 milioni e mezzo, quanto serve per realizzare questo progetto.
Perché c’è bisogno di un’altra nave? La risposta migliore l’ha data forse Filippo Grandi, Alto Commissario dell’Organizzazione dei Rifugiati dell’Onu (UNHCR) che è intervenuto alla conferenza stampa di ResQ Onlus: “è un’iniziativa moralmente giusta e indispensabile, speriamo che in tutta Europa nascano iniziative simili”. L’altra risposta, altrettanto forte, è venuta da Gherardo Colombo: l’ex magistrato è presidente onorario di ResQ Onlus e vede nell’obiettivo dell’associazione una perfetta rispondenza con la Costituzione italiana, quando afferma che la vita di tutti è ugualmente importante, che è rigettata ogni forma di discriminazione, che la salute di tutti va tutelata.
Da diversi mesi questo gruppo variegato di persone sta lavorando al progetto, per ora tutte donando il loro tempo e lavoro, divisi in aree: chi contattando gli armatori, chi cercando i fondi, chi ragionando con le altre associazioni già attive nel Mediterraneo. “Ringraziamo chi ha già navi in mare perché ci stanno dando molti suggerimenti utili – ha detto Luciano Scalettari, giornalista e presidente di ResQ Onlus – vogliamo aggiungerci a quella flotta di barche che salvano le persone, vogliamo ragionare con altre confessioni religiose interessate al salvataggio, ci piacerebbe che oltre al tricolore ci fosse una bandiera arcobaleno sulla nostra nave”.
Un incoraggiamento a ResQ Onlus è arrivato anche dal presidente della Federazione Nazionale della Stampa Beppe Giulietti e da Articolo21. Anzi qualcosa di più di un incoraggiamento: l’impegno ad esserne scorta mediatica, perché la cronaca ci sta insegnando che i giornalisti che indagano sul traffico di migranti vengono spesso pesantemente minacciati, a conferma che quel business ingrassa criminali e apparati di stati. Fare in modo che altri giornalisti facciano da “scorta mediatica” significa – ha detto Beppe Giulietti – non lasciarli soli e rilanciare le loro inchieste che fanno luce sulle zone d’ombra.
Il Festival dei Diritti Umani segue con interesse la nascita di ResQ Onlus, non solo per identità di vedute sui diritti dei migranti, diritti totalmente calpestati, ma anche perché è un segnale di resilienza, un contrasto culturale alla narrazione dell’immigrazione come pericolo. La storia dei diritti umani insegna che ogni conquista è avvenuta perché un’esigua minoranza di persone ha detto basta. C’è voluto tempo e fatica perché raggiungesse i risultati. I soci di ResQ attualmente sono 130. Sperano di arrivare a 1000 prima della fine dell’estate. Sarebbe un buon inizio.
info: resq.it
foto di Marta Soszynska – per MSF