Dal 7 febbraio Patrick Zaki è nelle carceri egiziane. L’accusano di diffusione di notizie false e istigazione alla violenza e ai crimini terroristici. Accuse che appaiono un pretesto per tenere in carcere uno studente che aveva esercitato la sua libertà d’opinione parlando dei diritti umani calpestati nell’Egitto di Al-Sisi.
Patrick Zaki si trova nel famigerato carcere di Tora, con rarissime occasioni di incontro con i propri familiari. La situazione sanitaria in quella prigione è terribile. Solo il 25 giugno il Presidente egiziano ha annunciato che avrebbe concesso la grazia a 530 detenuti per decongestionare le carceri per la pandemia di Covid. Patrick Zaki, che soffre di asma e dunque rischia più di altri dal punto di vista sanitario, non è tra i prigionieri liberati. Anzi, nell’udienza del 12 luglio la sua carcerazione è stata prolungata di altri 45 giorni.
Patrick Zaki è un prigioniero di coscienza detenuto esclusivamente per il suo lavoro in favore dei diritti umani. Il fatto che studiasse all’Università di Bologna pone il Governo italiano davanti ad un preciso dovere: insistere con le autorità egiziane la sua liberazione. L’Università e il Comune di Bologna lo chiedono, la società civile lo chiede, decine di città hanno dichiarato Patrick Zaki loro cittadino onorario, ma lo studente egiziano è ancora in carcere.
Per questi motivi il Festival dei Diritti Umani rilancia l’appello di Amnesty International Lombardia ad un flash mob da tenere mercoledì 26 agosto, alle 17.30, in Piazza della Scala a Milano. Non solo. Abbiamo in serbo anche altre iniziative: #staytuned!