22, 5, 30 e – peccato che non si possa giocare al lotto – anche 2000. Sono i numeri del Festival dei Diritti Umani, in programma dal 3 all’8 maggio alla Triennale di Milano.
di Danilo De Biasio
Direttore del Festival dei Diritti Umani
Ventidue i documentari in concorso, scelti tra centinaia di titoli arrivati davvero da tutto il mondo. Cinque i film, uno per ogni sera, che proietteremo nel Teatro dell’Arte: ingresso gratuito per pellicole che non avete visto e che rischiate di non vedere mai nell’asfittico mercato italiano. Trenta (ma se ne stanno aggiungendo altri) gli ospiti chiamati a testimoniare, discutere, far scoprire, commuovere. Duemila sono gli studenti di Milano e hinterland che si sono già prenotati per gli incontri delle mattine.
I numeri però non bastano a spiegare cosa vuole essere il Festival dei Diritti Umani. L’idea che ha guidato l’Associazione Reset-Diritti Umani a proporre questa nuova iniziativa per Milano è stata quella di favorire la conoscenza dei grandi quesiti del nostro tempo, smontando i luoghi comuni e provando così a gettare le basi per una cittadinanza più consapevole. Perché partire dai diritti umani? Perché la loro violazione genera ingiustizia, violenza, instabilità. Perché è utile sapere che non riguarda altri lontani da ciascuno di noi: spesso accade vicino a noi e comunque ci riguarda.
Il filo conduttore della prima edizione del Festival dei Diritti Umani è la donna.
Proprio perché più della metà dell’umanità viene privata di alcuni diritti, il problema riguarda tutti. Ma anche la sua soluzione sarebbe un sollievo per tutti. Quindi abbiamo pensato a esempi di donne che hanno pagato per la loro ribellione, come Lea Garofalo e altre che hanno vinto la loro sfida come Magdalena Jarczak, che da bracciante sfruttata è diventata sindacalista. Abbiamo invitato donne che hanno scelto l’impegno politico dopo le crisi che hanno scosso i loro Paesi: Imem Ben Mohammed e Nagua Alba, le più giovani parlamentari di Tunisia e Spagna. Ci saranno donne che provano a cambiare da dentro istituzioni chiuse, come Sumaya Abdel Qader che ha lanciato il progetto contro la violenza sulle donne nella comunità islamica. Hanno accettato il nostro invito Nadia Murad, una giovane yazida resa schiava per mesi dai miliziani dell’Isis e Sergio Gonzales Rodriguez, il giornalista che per primo ha raccontato il femminicidio in Messico. E sono donne anche le più caparbie testimoni della violazione dei diritti umani in Medio Oriente: le giornaliste Paola Caridi, Marina Petrillo, Azzurra Meringolo che saranno sul palco insieme a Carla Del Ponte, che fa parte della Commissione Internazionale per i crimini in Siria.
Il Festival dei Diritti Umani si occuperà anche della Tunisia, con un apposito panel con Emma Bonino, l’attivista per i diritti umani Amira Yahayaoui e la cooperante Debora Del Pistoia. Perché la Tunisia? Perché è perfetta sintesi delle contraddizioni del Medio Oriente attuale, tra speranze di emancipazione e abissi di disperazione sociale.
Alzeremo lo sguardo – come recita il nostro hashtag #IoAlzoLoSgaurdo – anche su Palmira, con i suoi splendidi resti archeologici distrutti da Isis: perché quei danni ci riguardano? Perché non sono solo pietre, sono le nostre comuni radici culturali. Ne parleremo con il presidente del FAI Andrea Carandini, con Gabriele Nissim e Tullio Scovazzi.
Non solo studenti delle superiori, anche i loro fratelli minori troveranno spazio all’interno del Festival dei Diritti Umani: sabato 7 maggio Emergency, Cesvi, Medici Senza Frontiere, Save the Children e Amnesty International organizzeranno laboratori che mescoleranno gioco e consapevolezza sui temi dei diritti umani. Al Festival ci saranno anche altre ONG come Action Aid, Cospe, Libera, Mission Bambini, Unhcr.
La conclusione del Festival dei Diritti Umani è affidata allo scambio culturale per eccellenza: il cibo. Due squadre, proprio come nei talent show tanto di moda, si sfideranno in una gara culinaria; Tobilì, animato da richiedenti asilo e Villa Pallavicini, un’associazione culturale che amalgama ricette e solidarietà. Per dimostrare che si può trasformare l’emergenza in opportunità ne parleremo con l’assessore Pierfrancesco Majorino e il nuovo direttore della Caritas Ambrosiana Luciano Gualzetti.
Tutto questo in un solo festival, il Festival dei Diritti Umani, dal 3 all’8 maggio, alla Triennale di Milano.
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