Sarà Amal Alamuddin in Clooney a rappresentare legalmente le vittime del genocidio yazida. Dopo aver lavorato sul riconoscimento del genocidio armeno, l’avvocatessa ed ex consigliere Onu, scende in campo al fianco di Nadia Murad e delle altre donne yazide perché lo Stato Islamico venga condannato di fronte alla legge per la tratta delle donne e la loro schiavitù, oltre che per genocidio.
A dare la notizia è il New York Times al quale la stessa Alamuddin ha dichiarato: “Il Parlamento Europeo, l’Assemblea Parlamentare del Consiglio Europeo, il governo degli Stati Uniti e la House of Commons del Regno Unito hanno tutti riconosciuto il genocidio perpetrato dallo Stato Islamico contro gli yazidi in Iraq. Come può essere che i crimini più gravi dell’umanità siano compiuti di fronte ai nostri occhi ma non perseguiti dalla Corte Internazionale dell’Aia?”
Il Festival dei Diritti Umani, nella sua prima edizione, ha voluto puntare i riflettori su quanto accaduto nell’agosto 2014, nei villaggi del monte Sinjar tra Iraq e Siria, quando gli uomini dello Stato Islamico hanno sterminato un intero popolo e rapito, schiavizzato e venduto 3500 donne e ragazze. Lo ha fatto portando per la prima volta in Italia Nadia Murad Basee Taha, giovane yazida candidata al premio Nobel per la Pace, che, dopo aver vissuto tre mesi schiava, è riuscita a scappare dai suoi aguzzini. Da allora, Nadia porta la sua testimonianza ovunque: racconta lo sterminio della sua gente, la sua prigionia, gli abusi subiti, perché tutto il mondo sappia e alzi lo sguardo. Nei giorni del Festival dei Diritti Umani, Nadia è stata ricevuta anche dalle autorità italiane. In particolare, la vicepresidente del Senato Valeria Fedeli si è mostrata particolarmente attenta alla causa e lo scorso 18 maggio è stata depositata in Senato la mozione firmata da tutti i capigruppo per il riconoscimento del genocidio del popolo yazida.
@FDUmilano I signed “Help me to Stop Terrorism” pic.twitter.com/tjRLZ4yVJp
— Nadia Murad (@NadiaMuradBasee) 3 maggio 2016
Nadia Murad considera “naturale” il legame creatosi con Amal Alamuddin. “Entrambe difendiamo la giustizia e cerchiamo la pace attraverso la giustizia”, ha fatto sapere sempre al New York Times. “Lo scopo di noi tutti è che chi ha perpetrato il genocidio venga riconosciuto colpevole, e che le vittime come me abbiano giustizia“.
“Sappiamo che migliaia di civili yazidi sono stati uccisi e che migliaia di donne yazide sono state rese schiave da un’organizzazione terrorista, l’ISIS, che ha pubblicamente proclamato il suo intento genocidario. Sappiamo che ci sono stati e che tutt’ora ci sono stupri sistematici. E ancora non ci sono responsabili per questo. È ora di vedere gli ufficiali dell’ISIS al banco degli imputati all’Aia, e io sono onorata che mi sia stato chiesto di rappresentare Nadia e la comunità yazida”, ha commentato l’avvocatessa. Questo suo impegno segue il lavoro avviato nel 2015 presso la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo, per il riconoscimento del genocidio degli armeni.