Pensando all’Oceania, pensando all’Australia e alla Nuova Zelanda, spesso immaginiamo paesi lontanissimi e quindi molto diversi da quelli in cui siamo abituati a vivere e viaggiare. Eppure, i problemi ambientali da cui sono afflitti sono gli stessi di altre zone del mondo, con alcune ovvie differenze legate alle specificità dei loro territori.
Una di queste particolarità è sicuramente la Great Barrier Reef, la barriera corallina più grande del mondo, avente un’area approssimativa di 347.800 metri quadrati, dal 1981 Patrimonio dell’Umanità UNESCO e tra le sette meraviglie del mondo. Grazie alla grande biodiversità che ospita, essa è una delle principali attrazioni turistiche australiane, generando un reddito annuale di 3,9 miliardi di dollari. Nonostante una parte sia protetta dal Parco Marino della Grande Barriera Corallina, questa strabiliante opera della natura è in pericolo non solo a causa del turismo di massa, ma anche del cambiamento climatico che, surriscaldando gli oceani in modo anomalo, ha causato la morte dei coralli, facendo loro perdere la tipica colorazione rossastra.
Molte le campagne esistenti per proteggere questo ecosistema, fra le quali Fight For Our Reef, lanciata dall’Australian Marine Conservation Society. Oltre alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica e alla raccolta di donazioni, la società ha creato l’hashtag #stopAdami, per chiedere a gran voce al primo ministro Turnbull di non finanziare con fondi pubblici la multinazionale mineraria Adami, che vorrebbe trasportare il carbone dalla miniera al porto, con evidenti conseguenze negative per l’ambiente.
In questa direzione va anche il movimento ambientale GetUp. Inoltre, le sue campagne 24-hour clean power e Switch to Better Power promuovono l’utilizzo di energia pulita per garantire alla Terra e agli esseri umani un futuro migliore. Friends of the Earth (FOE) Australia, con la sua campagna Yes2Renewables, sta invece lottando affinché si utilizzino al 100% energie rinnovabili, attraverso la collaborazione con sindacati, lavoratori, aziende e comunità locali, così da diminuire le emissioni di gas serra e di conseguenza il riscaldamento globale.
Quest’ultima non è l’unica problematica a mettere a rischio le acque australiane: FOE ci ricorda che l’inquinamento dovuto ai pesticidi, in particolare nelle zone agricole, rischia di compromettere non solo la loro flora e fauna, ma anche l’accesso all’acqua potabile da parte degli esseri umani.
Infine, anche agli antipodi del mondo esiste un’iniziativa simile all’italiana “Puliamo il mondo” di Legambiente, il Clean Up Australian Day: una giornata in cui tutti si mettono a disposizione dell’ambiente ripulendolo dai rifiuti e smaltendoli correttamente.
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