Hanno arrestato Mimmo Lucano. Sì, avete capito bene, hanno arrestato il sindaco di Riace. Il peggiore dei risvegli possibili per molti di noi è arrivato questa mattina presto.
di Tiziana Barillà*
«Favoreggiamento dell’immigrazione clandestina», tra tutte, sono le parole che mandano il sangue al cervello. L’accusa madre contro il sindaco Lucano si legge sul comunicato della procura di Locri, la stessa procura che in un passaggio ammette: «Il diffuso malcostume emerso nelle indagini non si è tradotto in alcuna delle ipotesi delittuose ipotizzate».
Il fatto è che Mimmo Lucano e Riace pagano per quello che rappresentano: una sfida concreta alla deriva fascista e razzista di questo paese, che disinnesca la bomba d’odio su cui negli ultimi anni sono stati costruiti la propaganda prima, il potere costituito poi. Il capro espiatorio su cui i pentaleghisti in Italia e le destre d’Europa hanno costruito la loro fortuna a Riace è un popolo che ridà vita a un borgo spopolato e in agonia per le politiche indecenti al Sud. Un popolo, quello di Riace, che dimostra come il superamento della proprietà privata e la gestione del territorio come bene comune non sono chiacchiere ma buona politica, buona amministrazione.
Non è più il tempo dell’accondiscendenza, non è più tempo di avere paura. La disobbedienza di Riace oggi rappresenta un seme per un futuro domani. Il nostro futuro, capace di ricacciare indietro l’onda nera che ci sta sovrastando. La “legalità” e il manettarismo antiberlusconiani ci sono tornati in faccia come un boomerang. Quando la legalità formale fa a cazzotti con la giustizia sociale è necessario fare una scelta, costi quel che costi. Quando la legge è ingiusta, occorre fare appello alla disobbedienza civile.
Stiamo assistendo a un “arresto politico”, che segue a una vera e propria persecuzione politica praticata con blocchi di fondi e ritardi oltremodo ingiustificati. Ed è proprio il ministro Matteo Salvini a facilitare una simile lettura. Salvini, indagato per sequestro di persona Diciotti e a capo di un partito che accusato di truffa per 49 milioni di euro, non ha perso tempo a esultare su twitter per l’arresto di Lucano.
Vi sembrano parole troppo forti? È arrivato il momento del coraggio, di dire ciò che sentiamo e pensiamo. Senza paura. Senza paura di essere fraintesi, di essere accusati di buonismo o complottismo, senza paura di essere perseguitati per quello che pensiamo, facciamo e diciamo. Il limite è stato abbondantemente oltrepassato. Adesso è il tempo di prendere parte: di fare 10, 100, 1.000 Riace. A Riace da vent’anni è in piedi l’Utopia della normalità, e non sono belle parole ma 1.700 persone che vivono nella pacifica convivenza. Da anni. Che hanno ripopolato un borgo spopolato. Che si sono emancipati dai favori, di ricatti e dagli affari della ‘ndrangheta che circonda Riace da ogni dove.
È Mimmo Lucano il problema della Calabria e dell’accoglienza in questo Paese? Certo che no.
«Favoreggiamento dell’immigrazione clandestina», tra tutte, sono le parole che mandano il sangue al cervello. L’accusa madre contro il sindaco Lucano si legge sul comunicato della procura di Locri, la stessa procura che in un passaggio ammette: «Il diffuso malcostume emerso nelle indagini non si è tradotto in alcuna delle ipotesi delittuose ipotizzate».
Il fatto è che Mimmo Lucano e Riace pagano per quello che rappresentano: una sfida concreta alla deriva fascista e razzista di questo paese, che disinnesca la bomba d’odio su cui negli ultimi anni sono stati costruiti la propaganda prima, il potere costituito poi. Il capro espiatorio su cui i pentaleghisti in Italia e le destre d’Europa hanno costruito la loro fortuna a Riace è un popolo che ridà vita a un borgo spopolato e in agonia per le politiche indecenti al Sud. Un popolo, quello di Riace, che dimostra come il superamento della proprietà privata e la gestione del territorio come bene comune non sono chiacchiere ma buona politica, buona amministrazione.
Non è più il tempo dell’accondiscendenza, non è più tempo di avere paura. La disobbedienza di Riace oggi rappresenta un seme per un futuro domani. Il nostro futuro, capace di ricacciare indietro l’onda nera che ci sta sovrastando. La “legalità” e il manettarismo antiberlusconiani ci sono tornati in faccia come un boomerang. Quando la legalità formale fa a cazzotti con la giustizia sociale è necessario fare una scelta, costi quel che costi. Quando la legge è ingiusta, occorre fare appello alla disobbedienza civile.
Stiamo assistendo a un “arresto politico”, che segue a una vera e propria persecuzione politica praticata con blocchi di fondi e ritardi oltremodo ingiustificati. Ed è proprio il ministro Matteo Salvini a facilitare una simile lettura. Salvini, indagato per sequestro di persona Diciotti e a capo di un partito che accusato di truffa per 49 milioni di euro, non ha perso tempo a esultare su twitter per l’arresto di Lucano.
Vi sembrano parole troppo forti? È arrivato il momento del coraggio, di dire ciò che sentiamo e pensiamo. Senza paura. Senza paura di essere fraintesi, di essere accusati di buonismo o complottismo, senza paura di essere perseguitati per quello che pensiamo, facciamo e diciamo. Il limite è stato abbondantemente oltrepassato. Adesso è il tempo di prendere parte: di fare 10, 100, 1.000 Riace. A Riace da vent’anni è in piedi l’Utopia della normalità, e non sono belle parole ma 1.700 persone che vivono nella pacifica convivenza. Da anni. Che hanno ripopolato un borgo spopolato. Che si sono emancipati dai favori, di ricatti e dagli affari della ‘ndrangheta che circonda Riace da ogni dove.
È Mimmo Lucano il problema della Calabria e dell’accoglienza in questo Paese? Certo che no.
Sabato 6 ottobre andremo la solidarietà la andremo a portare di persona agli abitanti di Riace e a Mimmo, rinchiuso ai domiciliari. Trasformeremo un hashtag in gambe e braccia che andranno a incontrare il luogo del possibile. Riace.
*autrice di “Mimì capatosta. Mimmo Lucano e il modello Riace (Fadango libri)
*autrice di “Mimì capatosta. Mimmo Lucano e il modello Riace (Fadango libri)
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