Gianni Rufini era una delle architravi che fanno di Amnesty International Italia una presenza continua, attiva e capillare della difesa dei diritti umani.
Se n’è andato per le conseguenze di un ictus, lasciando moglie e due figli.
Chi si occupa di denuncia e mobilitazione per i diritti umani sa che la passione è condizione sine qua non, ma non sufficiente: occorre competenza e rigore, occorre studio e relazioni. Perché chi indica con nome e cognome i responsabili dei crimini contro l’umanità, chi fa opera di sensibilizzazione, chi promuove campagne solidali non può sbagliare, non può essere tacciato di simpatie/antipatie pregiudiziali. Gianni Rufini era diventato direttore generale di Amnesty International Italia forte di anni di esperienza letteralmente sul campo: era stato con diverse ONG in Africa, America Latina, Balcani, Asia; ha collaborato con l’Onu; insegnava all’Ispi e in diverse università. Competenza e passione. Per i diritti umani.
Una persona che mancherà a qualunque associazione che si occupa di solidarietà e giustizia. Un abbraccio a tutta Amnesty International Italia e l’impegno di continuare a collaborare per un mondo più giusto.
Danilo De Biasio