di Danilo De Biasio
“Ogni tanto un murticeddu vedi che serve”. Sembra uscito dalle pagine di Camilleri questo dialogo tra due boss del siracusano e invece è un’intercettazione che ha allarmato la scorta di Paolo Borrometi, giornalista più volte minacciato da Cosa Nostra.
Dietro quella frase c’è la proverbiale intelligenza criminale dei mafiosi: è meglio non fare scarmazzo ma quando un giornalista (o un investigatore, o un politico onesto) esagera allora si può passare alle maniere forti, così anche altri capiranno. Ed è quello che sarebbe potuto capitare a Paolo Borrometi se i magistrati non avessero arrestato Giuseppe Vizzini e due suoi figli, fedeli alleati del boss Salvatore Giuliano.
Il giornalista è stato uno degli ospiti della seconda edizione del Festival dei Diritti Umani, proprio perché portasse la testimonianza di quanto è importante difendere la libertà d’espressione.
Per chi sa dosare la violenza come Cosa Nostra, pianificare un attentato clamoroso è quasi sempre l’estrema ratio, perché come conseguenza seguiranno indagini e le indagini disturbano gli affari illeciti. Quegli affari che Paolo Borrometi continua a scoperchiare, a indicare nei suoi articoli. Ecco perché il Festival dei Diritti Umani non si limita ad esprimere la fraterna solidarietà al giornalista, ad essere al suo fianco nell’impegno contro le mafie, ma invita a non perdere di vista il contenuto delle sue denunce.
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