Carta di Milano – La solidarietà non è reato
Allarmati da uno scenario politico e mediatico di costruzione dell’odio e dell’indifferenza non solo nei confronti dei profughi e di chi li sostiene, ma delle stesse leggi e convenzioni che sanciscono il dovere di solidarietà e di soccorso e il diritto di asilo, ci impegniamo – in quanto cittadini, membri delle istituzioni e operatori dell’informazione – a tutelare l’onorabilità, la libertà e i diritti della società civile in tutte le sue espressioni umanitarie: quando salva vite in mare; quando protegge e soccorre le persone in difficoltà ai confini; quando vigila sul rispetto del principio di legalità e di uguaglianza; quando denuncia il mancato rispetto dei diritti fondamentali nelle procedure di trattenimento amministrativo e di allontanamento forzato; quando adempie al dovere inderogabile di solidarietà che fonda la Costituzione italiana.
Gli atti di solidarietà non costituiscono reato e le organizzazioni umanitarie, così come i singoli attivisti, non possono essere messi sotto accusa per averli compiuti. La responsabilità penale è individuale e i processi non devono essere intentati alle organizzazioni solidali in quanto tali, tantomeno attraverso i media, in un percorso di delegittimazione.
Per questo chiediamo alle istituzioni nazionali e dell’Unione europea, in particolare al Mediatore europeo, di vigilare affinché non venga sottratta alle organizzazioni umanitarie e alla società civile la possibilità di essere presenti attivamente nel Mediterraneo, alle frontiere di terra e in tutti i luoghi di confinamento e privazione dei diritti fondamentali dove esercita la funzione essenziale e insostituibile di proteggere l’osservanza dello stato di diritto e il rispetto dei diritti umani, della solidarietà e dell’eguaglianza.
La Direttiva del Consiglio europeo sul favoreggiamento dell’ingresso, del transito e del soggiorno illegali (2002/90/CE) configura come reato il favoreggiamento dell’ingresso illegale di migranti, anche in assenza di profitto economico. Benché di fatto il testo inviti gli Stati membri dell’Unione a criminalizzare qualsiasi persona o organizzazione assista i migranti irregolari in ingresso, in transito o residenti nel territorio degli Stati membri, la Commissione sta valutando la possibilità di una revisione peggiorativa, così da rendere ancora più difficile l’accesso al territorio europeo e alle procedure per la richiesta di protezione. Se venisse realizzata, una tale riforma avrebbe l’effetto di favorire ulteriormente le reti dei trafficanti, come del resto avverrebbe se venissero mantenuti i criteri restrittivi del vigente Regolamento Dublino. Chiediamo dunque ai parlamentari europei di impegnarsi per porre fine all’ambiguità contenuta nella Direttiva e affermare con chiarezza che chi fornisce assistenza umanitaria a profughi e migranti non può essere criminalizzato e deve, anzi, essere agevolato e tutelato.
E’ prerogativa dei governi illiberali chiedere la chiusura o il controllo delle organizzazioni non governative, dividendole in collaborative e ostili. La società civile è garanzia per la democrazia, la sua presenza deve essere protetta e incentivata perché rappresenta il nostro sguardo – lo sguardo dei cittadini e di tutte le persone – a protezione dagli eccessi del potere. Per questo chiediamo che le istituzioni ne promuovano e ne difendano il coinvolgimento e la libertà d’azione.
Da questa Carta condivisa nella manifestazione del 20 maggio 2017 a Milano, ci impegniamo affinché nasca un Osservatorio permanente a tutela della libertà e dell’indipendenza della società civile che opera per i diritti di migranti e rifugiati.
Alessandra Ballerini, avvocato, Terre des Hommes
Marco Bechis, regista
Sandra Bonsanti, giornalista, presidente emerita Libertà e Giustizia
Anna Canepa, sostituto procuratore della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo
Francesca Chiavacci, presidente nazionale ARCI
Don Virginio Colmegna, presidente Fondazione Casa della Carità “Angelo Abriani” di Milano
Stefano Corradino, direttore associazione Articolo 21
Nando Dalla Chiesa, direttore Osservatorio sulla criminalità organizzata dell’Università degli Studi di Milano
Antonio Damasco, direttore Rete italiana di cultura popolare
Danilo De Biasio, direttore del Festival dei Diritti umani di Milano
Loris De Filippi, presidente Medici senza frontiere (MSF)
Erri De Luca, scrittore
Giuseppe De Marzo, responsabile nazionale politiche sociali Libera
Tana De Zulueta, giornalista, associazione Articolo 21
Paolo Ferrara, responsabile comunicazione Terre des Hommes
Maurizio Ferraris, filosofo
Alganesh Fessah, presidente Ong Gandhi
Fabrizio Gatti, giornalista
Riccardo Gatti, capitano e capomissione di Proactiva Open Arms
Federica Giannotta, responsabile progetti Italia Terre des Hommes
Beppe Giulietti, giornalista
Fabrizio Gonnella, presidente Antigone e Cild
Maurizio Gressi, portavoce Comitato per la promozione e la protezione dei diritti umani
Gad Lerner, giornalista
Yasha Maccanico, ricercatore e giornalista, Statewatch/University of Bristol
Pierfrancesco Majorino, assessore alle Politiche sociali del Comune di Milano
Antonio Marchesi, presidente Amnesty International Italia
Elisa Marincola, portavoce associazione Articolo 21
Tomaso Montanari, presidente di Libertà e Giustizia
Riccardo Noury, portavoce Amnesty International Italia
Moni Ovadia, attore e regista
Elena Paciotti, giurista
Daniela Padoan, saggista
Gianni Rufini, direttore generale Amnesty International Italia
Piero Soldini, nazionale CGIL
Barbara Spinelli, parlamentare europea GUE/NGL
Fulvio Vassallo Paleologo, avvocato, presidente Associazione Diritti e Frontiere (Adif)
Guido Viale, sociologo
Gustavo Zagrebelsky, giurista
Padre Alex Zanotelli, missionario comboniano