di Angelo Miotto, foto Leonardo Brogioni
riprese Alberto Pagano, editing Davide Marchesi e Sirai Bucarelli
4 maggio, tableaux. Il primo è Il flash mob della scuola di italiano per stranieri di Cologno, chiusa in maniera assurda. Nei cartelli la rivendicazione di un diritto. Negato. Cultura, non chiusura, recita un cartello. In tre parole l’abisso che si apre quotidianamente nell’ignoranza diffusa.
L’altro quadro è Xabier Hernández, protagonista della sua storia in L de Libertad, documentario corto in concorso per la regia di Marc Guanyabens. Xabi non ha le braccia e però è riuscito a ottenere la patente. Una storia raccontata in 11 minuti. Con Marc, Xabi è venuto a firmare il manifesto del Festival, come tutti gli altri ospiti. Gli abbiamo chiesto se volesse firmare senza foto o video, ci ha guardato sorridente, perché ‘non c’è problema, ho addirittura recitato in un film’. Eccolo, con semplicità e soprattutto con normalità. Il film ha fatto il giro di mezzo mondo, venite a vederlo nel week end (domenica 7 maggio ore 14.00).
Il 4 maggio, qui al Festival dei Diritti Umani è stato il giorno dedicato all’hate speech, ai discorsi d’odio, alle parole svuotate che corrono sulle autostrade del nulla dei social network e alle prospeettive anche e soprattutto per il mestiere del giornalismo, che ha bisogno di nuovi codici che si aggancino a quelle che sono le insidie contemporanee. Che non hanno a che vedere con la tecnologia, ma con le dinamiche antiche del raccontare e dello scegliere, del ragionare e del peso che le parole devono avere.
Alessandro Lanni ha caturato l’attenzione degli studenti, così come i relatori da Karim Metref, a Cristina Lasagni, Khalid Chaouki e il professor Fausto Pocar.
Nel pomeriggio un convegno realizzato insieme a Radio Popolare, Respect Words, si può dire tutto, senza farsi male. Un collettivo di studenti di giornalismo ha presentato un ottimo lavoro sulla deontologia e il futuro della professione. Nella loro presentazione al pubblico hanno insistito sulle iperboli dei titoli, sulle frasi fatte, sulla sciatteria e l’uso ormai contagioso delle espressioni enfatiche che mirano a destare paura, stupore, timore. Questo video, soprattutto, ci ha lasciato sotto choc.
Poi è stata la volta dei fini ed efficaci ragionamenti di Marcello Maneri, sociologo dell’Università Bicocca di Milano, di Paola Barretta dell’Osservatorio di Pavia, Marco Bassini della Bocconi e Martina Chichi della carta di Roma.
A chiudere la giornata la premiazione Reset Doc al rendez Vous 2017: Le ciel attendra di Marie Castille Mention Schaar. Sul palco ha ritirato il riconoscimento la co-sceneggiatrice Emilie Frèche.
E oggi, 5 maggio vi aspettiamo al Festival, ricordandovi l’appuntamento della marcia non competitiva Corriamo per i Diritti Umani. Rendez-vous alle 22.30 davanti alla Triennale, il nostro hastag: #CorriamoDiritti