di Marta Gatti – Radio Popolare/Esteri
Schiacciati dai debiti. Alla fine del mese di novembre si sono riversati per le strade di New Delhi migliaia di contadini indiani. 184 associazioni e comitati di agricoltori provenienti da diversi stati, dal Tamil Nadu al Madhya Pradesh, dal Uttar Pradesh al Punjab, si sono riuniti in un’assemblea in piazza, per proporre nuove leggi. Chiedono una presa di posizione del governo che annulli i debiti dei contadini e preveda una politica di prezzi più equi per chi produce. Molti agricoltori indiani, infatti, in caso di cattivo raccolto rischiano la bancarotta. Devono affrontare da un lato i prezzi bassi al momento della vendita dei loro prodotti e dall’altro l’aumento dei costi di produzione e delle spese familiari. I contadini spesso si trascinano i debiti dall’anno precedete, senza riuscire ad estinguerli. Si indebitano per poter investire nella produzione: nell’acquisto di nuove sementi, nel sistema irriguo o nella chimica. Non sono solo le banche a concedere prestiti agli agricoltori, spesso di tratta di realtà informali, che spingono il debitore in un circolo senza fine. In molti casi la stessa famiglia deve soldi a più soggetti e difficilmente riuscirà a restituire il dovuto a tutti. I più indebitati sono i piccoli contadini o coloro che possiedono terre marginali, da meno di un ettaro, perché basta perdere un raccolto per spingerli a impegnare la casa e la terra.
Nel 2016 il governo ha approvato un sistema di assicurazioni che dovrebbe aiutare il contadino in caso di cattivo raccolto e ha istituito prezzi minimi di supporto per alcuni prodotti. Queste misure, però, non sembrano incidere sullo stato di malessere degli agricoltori.
Non si è ridotto, infatti, il numero dei suicidi tra i contadini che annualmente si aggira intorno a 12.000. La maggior parte di loro sono uomini, in piena età lavorativa. Si tolgono la vita bevendo prodotti tossici come i pesticidi, perché sono facilmente accessibili e molto utilizzati nelle campagne. Spesso lasciano vedove e figli senza niente: perdono casa e terreno. Altri scelgono di migrare nelle città in cerca di lavoro, abbandonando i campi.
A mettere in ginocchio chi coltiva, e far crescere quindi i debiti dei contadini più poveri, sono le sempre più frequenti ondate di siccità e le piogge fuori stagione, che distruggono i raccolti e impediscono di ripagare i debiti accumulati. Ma ad incidere sulla situazione odierna sono anche le conseguenze della Rivoluzione Verde, che ha promosso un’agricoltura intensiva ad alti input: pesticidi, fertilizzanti e erbicidi. Un costo che i piccoli contadini fanno sempre più fatica a sostenere.
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