La manifestazione milanese in solidarietà a movimento BlackLivesMatter è un tuffo nel futuro?
di Danilo De Biasio
Prospettiva agghiacciante per molti razzisti, ma tutti dovremo farci i conti: tantissime ragazze e ragazzi neri (di tante sfumature di nero), che parlano l’italiano con lo stessa cadenza di Fontana (nel senso del Presidente della Lombardia), che hanno gli stessi gusti musicali e modaioli dei loro coetanei bianchi. E questo è il primo dato sociologico del presidio: c’erano adolescenti e ragazzi come oramai non si vede più in nessun’altra manifestazione politica. Neri, orgogliosamente neri. Perché di fronte all’omicidio di George Floyd sono stati loro a mettersi alla testa della mobilitazione. Al punto che – nota personale – al momento di raggiungere la piazza del presidio milanese mi sono sentito minoranza, ma non per questo fuori posto.
Ma essere minoranza 365 giorni all’anno nell’Italia del 2020 non è una passeggiata. Quando dagli altoparlanti del furgone degli organizzatori Andi Nganso del Festival Divercity e Selam Tesfai del Centro sociale “Cantiere” hanno letto l’appello alla manifestazione ci sono stati due passaggi particolarmente applauditi: “smettere di identificare il corpo nero come straniero” e poco più avanti “non rimandare più la riforma per la cittadinanza”. E questo è il secondo dato significativo: ad un presidio contro la violenza razzista della polizia negli Stati Uniti la piazza milanese si riconosce in richieste ancora più basilari, tipo smetterla di essere considerato straniero anche se sei nato, studi e lavori in Italia. Da un certo punto di vista queste seconde (e forse anche terze) generazioni denunciano che l’Italia è ancora più arretrata.
Tutti con le mascherine, assai poco rispettosi della distanza sociale, il presidio milanese in solidarietà al movimento BlackLivesMatter si è allargato ben oltre il grosso quadrato davanti alla Stazione Centrale e poi si è sciolto sotto un freddo acquazzone primaverile. Difficile derubricare questa manifestazione come una delle tante iniziative a favore dei diritti civili: la marcia dei braccianti schiavizzati nelle campagne di qualche giorno fa e oggi la presenza massiccia di afrodiscendenti ci dice che sta emergendo un nuovo attore sociale. Se anche i talk televisivi se ne accorgessero…