Di Marta Gatti, da Radio Popolare
Di Honduras e della sua terra si è parlato molto dopo l’omicidio di Berta Caceres, attivista ambientale e leader indigena. E’ passato poco più di un anno dalla sua uccisione, ma gli assassinii di leader indigeni non si sono fermati.
A riportare alla ribalta delle cronache questo piccolo Paese centro americano è la notizia che un gruppo di contadini ha citato in giudizio una costola della Banca mondiale per aver finanziato la locale compagnia di agribusiness Dinant, proprietaria di una piantagione di palma da olio nel nord del Paese, a Bajo Aguàn. La causa, appoggiata anche dalla Ong Earth Rights International, si terrà presso una corte federale a Washington DC, dove ha sede la Banca Mondiale.
I contadini chiedono di essere risarciti per gli attacchi e le uccisioni che hanno subito. Le due class action contro la compagnia rappresentano rispettivamente 200 membri della comunità Panamà e un gruppo agricoltori che contestano le acquisizioni di terre, considerandole illegittime. I documenti presentati dagli avvocati contengono denunce di violenze e attacchi perpetrati ai danni della popolazione a partire dal 2010.
A essere finita nell’occhio del ciclone è la International Finance Corporation (IFC) della Banca mondiale che nel 2009 ha finanziato per milioni di dollari la compagnia Dinant, proprietaria di oltre 20 mila ettari di terra. Presidente della compagnia, ora nelle mani della sua famiglia, era Miguel Facussé Barjum, proprietario terriero e businessman originario dell’Honduras, morto nel giugno del 2015.
Non è la prima volta che la compagnia finisce in tribunale ma fino ad ora le denunce dei contadini sono rimaste lettera morta e la Banca mondiale è stata considerata al di sopra della legge. Gli agricoltori accusano la compagnia si avvalersi di forze private che agiscono minacciando, aggredendo e in alcuni casi uccidendo. Le denunce raccolte dalla Ong parlano di violenze perpetrate nelle case o durante il lavoro dei campi, nella vita quotidiana della comunità. Queste azioni, secondo le vittime, intendono intimidire o piegare i contadini che si oppongono all’acquisizione delle loro terre da parte della compagnia. Gli stessi controlli interni della IFC, nel 2013, hanno ammesso le falle nella supervisione dell’investimento. Nel report interno si legge che la International Finance Corporation non avrebbe supervisionato la compagnia Dinant per quanto concerne le accuse di abusi da parte del personale di sicurezza. L’Ong accusa la polizia privata della compagnia di aver ucciso, dal 2009, più di 100 contadini.
L’azienda di agribusiness sul suo sito internet risponde rigettando le accuse e annunciando di aver tolto, dal 2014, le armi da fuoco dalla dotazione degli agenti di sicurezza preposti al controllo delle piantagioni. Dinant starebbe anche adottando le linee guida volontarie per la sicurezza e i diritti umani al fine di garantire l’incolumità della popolazioni locali.
Sarà ora una corte federale di Washington a decidere se esistono delle responsabilità della International Finance Corporation nelle violazioni dei diritti umani subite dalla comunità di Bajo Aguan, in Honduras.
Di Honduras e della sua terra si è parlato molto dopo l’omicidio di Berta Caceres, attivista ambientale e leader indigena. E’ passato poco più di un anno dalla sua uccisione, ma gli assassinii di leader indigeni non si sono fermati.
A riportare alla ribalta delle cronache questo piccolo Paese centro americano è la notizia che un gruppo di contadini ha citato in giudizio una costola della Banca mondiale per aver finanziato la locale compagnia di agribusiness Dinant, proprietaria di una piantagione di palma da olio nel nord del Paese, a Bajo Aguàn. La causa, appoggiata anche dalla Ong Earth Rights International, si terrà presso una corte federale a Washington DC, dove ha sede la Banca Mondiale.
I contadini chiedono di essere risarciti per gli attacchi e le uccisioni che hanno subito. Le due class action contro la compagnia rappresentano rispettivamente 200 membri della comunità Panamà e un gruppo agricoltori che contestano le acquisizioni di terre, considerandole illegittime. I documenti presentati dagli avvocati contengono denunce di violenze e attacchi perpetrati ai danni della popolazione a partire dal 2010.
A essere finita nell’occhio del ciclone è la International Finance Corporation (IFC) della Banca mondiale che nel 2009 ha finanziato per milioni di dollari la compagnia Dinant, proprietaria di oltre 20 mila ettari di terra. Presidente della compagnia, ora nelle mani della sua famiglia, era Miguel Facussé Barjum, proprietario terriero e businessman originario dell’Honduras, morto nel giugno del 2015.
Non è la prima volta che la compagnia finisce in tribunale ma fino ad ora le denunce dei contadini sono rimaste lettera morta e la Banca mondiale è stata considerata al di sopra della legge. Gli agricoltori accusano la compagnia si avvalersi di forze private che agiscono minacciando, aggredendo e in alcuni casi uccidendo. Le denunce raccolte dalla Ong parlano di violenze perpetrate nelle case o durante il lavoro dei campi, nella vita quotidiana della comunità. Queste azioni, secondo le vittime, intendono intimidire o piegare i contadini che si oppongono all’acquisizione delle loro terre da parte della compagnia. Gli stessi controlli interni della IFC, nel 2013, hanno ammesso le falle nella supervisione dell’investimento. Nel report interno si legge che la International Finance Corporation non avrebbe supervisionato la compagnia Dinant per quanto concerne le accuse di abusi da parte del personale di sicurezza. L’Ong accusa la polizia privata della compagnia di aver ucciso, dal 2009, più di 100 contadini.
L’azienda di agribusiness sul suo sito internet risponde rigettando le accuse e annunciando di aver tolto, dal 2014, le armi da fuoco dalla dotazione degli agenti di sicurezza preposti al controllo delle piantagioni. Dinant starebbe anche adottando le linee guida volontarie per la sicurezza e i diritti umani al fine di garantire l’incolumità della popolazioni locali.
Sarà ora una corte federale di Washington a decidere se esistono delle responsabilità della International Finance Corporation nelle violazioni dei diritti umani subite dalla comunità di Bajo Aguan, in Honduras.