La Terza Via europea su Big Tech, i brevetti sui vaccini, no al riconoscimento facciale: per capire cosa sta succedendo c’è il Festival dei Diritti Umani
Non è il Big One, ma ci sono micro-scosse di terremoto nel mondo delle nuove tecnologie. Occorre studiarle per capire se stiamo andando per un riassestamento delle nostre libertà, delle nostre professioni, della nostra salute, in una parola della nostra vita. E’ quanto si propone il prossimo Festival dei Diritti Umani intitolato Algoritmocrazia, dal 21 al 23 aprile, che potete seguire dal primo all’ultimo minuto sulla piattaforma festivaldirittiumani.stream
Guardiamoli questi movimenti tellurici. Proprio il 21 aprile la Commissione Europea presenterà il suo Regolamento sull’Intelligenza Artificiale, che per essere operativo dovrà essere approvato anche dai singoli governi nazionali. E’ un testo importante perché dovrà (dovrebbe) sancire quello che in maniera pomposa è definita “la terza via” europea sull’algoritmo. In poche parole un’alternativa ai modelli cinese e statunitense. Al di là dell’Atlantico l’assoluta deregulation statunitense ha regalato alle aziende di Silicon Valley un potere inusitato. Francesca Bria, che sarà al Festival proprio quel giorno ricorda che “Amazon, Google, Facebook, Apple e Microsoft hanno registrato una crescita impressionante nel 2020: le loro entrate combinate sono cresciute di un quinto, arrivando a 1,1 trilioni di dollari, e la loro capitalizzazione di mercato collettiva è salita a 8 trilioni di dollari durante la pandemia”. Capito? Un pugno di aziende ha il monopolio dell’economia digitale mondiale. All’altro estremo c’è la Cina, dove l’economia digitale è stata pompata dal governo proprio per fare concorrenza allo strapotere occidentale. L’Europa delle regole saprà inserirsi in questo duopolio? In attesa di saperlo registriamo però queste micro-scosse di terremoto. L’Amazon cinese, Alibaba, è stata multata perché – così riassume Simone Pieranni, anche lui nostro ospite al Festival – sono “troppo ricca, troppo potente, troppo pericolosa”. Biden ha chiamato alla Casa Bianca per occuparsi di antitrust due paladini del ridimensionamento dello strapotere di Big Tech: Lina Khan e Tim Wu.
Andiamo oltre. Il 22 aprile il WTO affronterà la discussione sulla sospensione temporanea della tutela privata dei brevetti per combattere la pandemia. Lo hanno chiesto India e Sudafrica, supportati da più di 200 organizzazioni mondiali. La direttrice generale, Ngozi Okonjo-Iweala, però ha risposto che preferisce negoziare con Big Pharma per tutelare i loro brevetti e al massimo aumentarne la produzione. E proprio il 22 aprile uno dei focus del Festival riguarderà il rapporto tra intelligenza artificiale, dati e salute: rapporto che – è sotto gli occhi di tutti – non ha funzionato. Cercheremo di capire perché.
Terza piccola scossa di terremoto nel campo delle nuove tecnologie: il Garante per la Privacy ha bocciato senza appello il sistema di riconoscimento facciale Sari Real Time che volevano utilizzare le forze di polizia. I motivi sono di assoluto buon senso: è un sistema che, proprio perché scandaglia a tappeto le facce, “può riguardare anche persone presenti a manifestazioni politiche e sociali, che non sono oggetto di “attenzione” da parte delle forze di Polizia”. Non solo: come in tutto il mondo sta emergendo con forza, il riconoscimento facciale determina un’enorme mole di “schedature” che – scrive il Garante per la Privacy – “segnerebbe un passaggio dalla sorveglianza mirata di alcuni individui alla possibilità di sorveglianza universale”. Esagerazioni da “Grande Fratello”? Andatelo a chiedere agli afroamericani arrestati per sbaglio o agli uiguri, la minoranza cinese che nello Xinjang viene sbattuta. nei campi di prigionia grazie ad un controllo a tappeto con telecamere automatiche. Un tema che tratteremo nel giorno finale del Festival dei Diritti Umani, il 23 aprile.