Per quanto tempo ancora ci sarà bisogno di trasformare il dolore privato in un gesto politico? A giudicare da quello che accade quotidianamente, dalle strade di Los Angeles alle prigioni turche, ce ne sarà sempre bisogno. In Italia è accaduto tante, troppe volte. Per esempio per Ustica, con i familiari delle vittime che hanno dovuto chiedere giustizia per superare i depistaggi. O con il caso Cucchi.
22 ottobre 2009. Stefano Cucchi, arrestato per qualche dose di stupefacenti, pestato dai carabinieri, lasciato morire in carcere. Un “tossico” in meno per molti, un fratello e un figlio per i familiari, comunque una vita spezzata. Se non ci fosse stata la caparbietà di Ilaria, la sorella di Stefano, probabilmente la sua morte sarebbe stata ignorata. Invece lei ha voluto rompere il muro di omertà delle istituzioni. L’ha fatto per amore del fratello, certo, ma è diventata una battaglia per tutti.
Per rendere omaggio a Ilaria Cucchi la compagnia teatrale “Eco di fondo” l’ha incarnata in Antigone, la donna che sfida il potere – il tiranno Creonte – per recuperare e seppellire il corpo del fratello ucciso. Una figura senza tempo, che da 2500 anni continua a parlarci della ribellione giusta, del dispotismo, delle relazioni umane. Venerdì 4 settembre, alle 21.30, al Castello Visconteo Sforzesco di Novara, andrà in scena “La notte di Antigone”. Prima dello spettacolo, alle 18 in Casa Bossi, gli organizzatori hanno chiesto al Festival dei Diritti Umani di ragionare sul ruolo delle forze di polizia, sulla capacità/incapacità del potere politico di rispettare contemporaneamente libertà e sicurezza. Ci sarà con noi lo storico Aldo Giannuli.
Vi aspettiamo.
la foto di copertina è una scena dello spettacolo “La notte di Antigone”. Grazie alla compagnia Eco di fondo