Scrittore e giornalista messicano di fama internazionale. Sergio Gonzales Rodriguez è morto il 3 aprile, per un infarto, a 67 anni.
È stato uno degli ospiti della prima edizione del Festival dei Diritti Umani.
(Nella foto il ritratto di Leonardo Brogioni)
Il ricordo di Danilo De Biasio, Direttore del festival.
Un’ora prima dell’incontro nel Salone d’Onore Sergio Gonzales Rodriguez era sparito, non si trovava più. Poi la spiegazione: era emozionato e voleva cambiarsi d’abito. Ce lo troviamo davanti all’improvviso, “in tiro”, con una giacca nera di pelle, camicia in tinta e stivaletti a punta. “Cominciamo?” Adelante. Il pubblico del primo Festival dei Diritti Umani ha conosciuto questo furetto messicano così, appoggiato sulla punta della sedia, emotivamente coinvolto nel racconto del “femminicidio”, un termine che forse non ha usato per primo, ma che ha reso famoso in “Ossa nel deserto” (Adelphi -2002).
Abbiamo chiamato Sergio Gonzales Rodriguez su suggerimento delle ispaniste della statale di Milano: “è un narratore potente, ha capito meglio di chiunque altro il Messico attuale”. Avevano ragione. Del massacro continuo di donne a Ciudad Juarez Sergio Gonzales Rodriguez forniva una lettura politica, schietta, antiretorica. Scriveva: “l’uso, la gestione e il possesso dello spazio pubblico influiscono negli omicidi di donne non solo per l’arbitrio di gruppi che esercitano la violenza, ma anche mediante le strategie di dominio territoriale di questa frontiera. In altre parole, l’origine l’aumento del capitale, lo sviluppo urbano, le imprese di costruzioni, le speculazioni immobiliari e l’industria maquiladora.”
Al Festival dell’anno scorso gli abbiamo proposto di dialogare di femminicidio “dentro e fuori casa” con Sumaya Abdel Qader che aveva appena messo in piedi un’associazione per la difesa dei diritti delle giovani musulmane. Il nostro intento era spiegare che la violazione dei diritti delle donne non sta nella religione o nella nazionalità, è un fenomeno davvero globalizzato e antico. Sergio Gonzales Rodriguez aveva rischiato la vita per il suo lavoro, massacrato di botte quando indagava sul femminicidio di Ciudad Juarez: l’ultimo ricordo è una sua mail arrivata qualche mese fa.
Lo scrittore all’edizione 2016 del Festival dei Diritti Umani di MIlano (Riprese: Alberto Pagano)
Quando gli abbiamo scritto qual’era l’argomento scelto per la prossima edizione del Festival ci ha indicato due nomi: “sono due eccellenti giornaliste, vi daranno un grande contributo alla discussione. Buona fortuna”. Quando apriremo il Festival, fra poche settimane, sarà impossibile non pensare che anche quest’anno questo furetto messicano avrebbe avuto tante cose intelligenti da condividere con noi.
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