Metodi stalinisti contro chi ha scoperto le fosse comuni di Stalin

Un dittatore è ingombrante anche da morto. Ne sa qualcosa lo storico Yuri Dmitriev che rischia fino a 15 anni di carcere. L’accusa è di pedofilia, ma la sua colpa, secondo molti colleghi di tutto il mondo, è di aver scoperto una gigantesca fossa comune dei tempi di Stalin. Dmitriev ha concentrato le sue ricerche in Carelia, la regione russa al confine con la Finlandia. Studioso dei gulag, lo storico ha scoperto una gigantesca fossa comune dove sarebbero sepolti fino a 7000 vittime dello stalinismo. La sua scoperta dava fastidio a molti, non tanto ai nostalgici – peraltro poco rilevanti – quanto alle autorità politiche del presente putiniano. Per ragioni di politica interna e internazionale. 

Nell’ex Impero sovietico a volte vittime e carnefici del periodo dei gulag stavano nella stessa famiglia: perché rivangare il passato? E poi mettere in discussione Stalin, paradossalmente, potrebbe indebolire l’immagine esterna della Russia attuale. Se ne trova traccia nella lettera che il Ministero della Cultura della Carelia ha spedito ad un’associazione che voleva continuare nel 2019 gli scavi nella fossa comune scoperta dal professor Dmitriev: in sostanza accusava l’associazione di utilizzare quelle ricerche per “campagne distruttive di propaganda” gestite da agenti stranieri in combutta con “forze antigovernative russe”, con lo scopo di danneggiare “l’immagine internazionale della Russia”. Tra questi “agenti stranieri” c’è naturalmente Memorial, l’associazione di cui Yuri Dmitriev è dirigente, e che da anni si batte per il riconoscimento dei diritti umani e della memoria di chi, prima in Urss e oggi in Russia, ne è stato privato. Ecco quindi che il processo-farsa per pedofilia messo in piedi contro lo storico acquista tutta la sua drammatica ma logica giustificazione: la storia riapre vecchie ferite, meglio zittire chi la vuole studiare ricorrendo alle modalità tipiche delle dittature. 

Una pratica, scrive Human Rights Watch in un comunicato, che si allarga anche a “giornalisti e difensori dei diritti umani” che vengono screditati e messi a tacere con false ma infamanti accuse e spiati.