MIGRANTI, DIRITTI. L’ACCORDO UE-TURCHIA E LE CONSUEGUENZE : UNHCR E MSF

MSF ha deciso di chiudere le proprie attività all’hotspot di Moria, sull’isola di Lesbo, una decisione presa a seguito dell’accordo tra l’Unione Europea e la Turchia che porterà al ritorno forzato di migranti e richiedenti asilo dall’isola greca. 
“Abbiamo preso la difficile decisione di chiudere le nostre attività a Moria – si legge in questo comunicato –  perché continuare a lavorare nel centro ci renderebbe complici di un sistema che consideriamo sia iniquo che disumano” ha detto Michele Telaro, capo progetto di MSF a Lesbo. “Non permetteremo che la nostra azione di assistenza sia strumentalizzata a vantaggio di un’operazione di espulsione di massa e ci rifiutiamo di essere parte di un sistema che non ha alcun riguardo per i bisogni umanitari e di protezione di richiedenti asilo e migranti.

L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) ha finora supportato le autorità nei cosiddetti “hot spots” nelle isole greche, in cui rifugiati e migranti sono stati accolti, assistiti e registrati. Secondo le nuove disposizioni, questi centri sono diventati strutture di detenzione. Di conseguenza, e in linea con la politica dell’UNHCR, che si oppone alla detenzione obbligatoria, l’Agenzia ha sospeso alcune delle sue attività nei centri chiusi sulle isole.
Il comunicato dell’UNHCR fa seguito alle decisioni che l’Unione europea ha preso nel vertice con la Turchia. Decisioni, come si legge, obbligate e di particolare importanza. L’accordo, ne abbiamo scritto qui, pone l’esercizio e la difesa dei diritti, oltre che il rispetto di normative internazionalmente riconosciute, di fronte a un bivio particolarmente spinoso. Se, cioè, continuare a occuparsi, o se delegare dietro ricompensa economica a un paese terzo, come la Turchia, dove le denunce di violazione di diritti universalmente riconosciuti sono nelle cronache da parecchio tempo.
Il comunicato dell’UNHCR prosegue: «Tra le attività sospese è incluso il servizio di trasporto da e per questi siti. Tuttavia, l’UNHCR continuerà ad effettuare attività di monitoraggio della protezione per garantire che gli standard in materia di diritti dei rifugiati e di diritti umani siano rispettati, e fornire informazioni sui diritti e le procedure per chiedere asilo.
Nella giornata di domenica, sono entrate in vigore le disposizioni concordate tra l’Unione Europea e la Turchia per arginare l’arrivo su larga scala di rifugiati e migranti in Grecia e in transito verso l’Europa. A partire già da sabato, le autorità greche hanno accelerato il trasferimento sulla terraferma di circa 8mila rifugiati e migranti arrivati sulle isole prima del 20 marzo, al fine di separarli dalle persone che sarebbero arrivate dopo tale data e che saranno soggette alle nuove politiche di ritorno.
Gli arrivi a Lesbo sono nel frattempo proseguiti. Da domenica fino a questa mattina, sono arrivate 934 persone, che sono trattenute a Moria a est dell’isola, in un centro chiuso per la registrazione e l’accoglienza temporanea. Le restanti 880 persone, arrivate prima di domenica, sono ospitate a circa un chilometro di distanza, presso il centro di Kara Tepe, gestito dal Comune locale, che rimane una struttura aperta.
L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) ha finora supportato le autorità nei cosiddetti “hot spots” nelle isole greche, in cui rifugiati e migranti sono stati accolti, assistiti e registrati. Secondo le nuove disposizioni, questi centri sono diventati strutture di detenzione. Di conseguenza, e in linea con la politica dell’UNHCR, che si oppone alla detenzione obbligatoria, l’Agenzia ha sospeso alcune delle sue attività nei centri chiusi sulle isole. Tra le attività sospese è incluso il servizio di trasporto da e per questi siti. Tuttavia, l’UNHCR continuerà ad effettuare attività di monitoraggio della protezione per garantire che gli standard in materia di diritti dei rifugiati e di diritti umani siano rispettati, e fornire informazioni sui diritti e le procedure per chiedere asilo.
Il personale dell’UNHCR continuerà, inoltre, ad essere presente nella zona costiera e presso il porto per fornire l’assistenza necessaria (compreso il trasporto verso gli ospedali laddove necessario). L’Agenzia sta offrendo consulenza ai nuovi arrivati in Grecia sul diritto asilo, ricongiungimento familiare e accesso ai servizi. Sta inoltre identificando le persone con bisogni specifici.
L’UNHCR teme che l’accordo UE-Turchia sia implementato prima che in Grecia ci siano le garanzie necessarie. Allo stato attuale, infatti, la Grecia non ha la capacità sufficiente sulle isole per valutare le richieste di asilo, né le condizioni adeguate ad accogliere in dignità e sicurezza le persone in attesa che la loro richiesta sia esaminata.
L’UNHCR non è parte dell’accordo UE-Turchia, né sarà coinvolto nelle misure di ritorno e di detenzione. L’Agenzia continuerà ad assistere le autorità greche nello sviluppo di adeguate capacità di accoglienza.
L’incertezza sta generando tensioni tra i nuovi arrivati. Sono numerosi coloro che sperano ancora che il confine sarà aperto. In molti hanno esaurito le proprie risorse finanziarie. Vi è anche un urgente bisogno di informazione. La polizia greca ha distribuito volantini in arabo e persiano per informare le persone che la frontiera è chiusa e indirizzarle verso i campi, in cui sono garantite condizioni migliori. Ma i campi vicini hanno già raggiunto la loro capacità massima, ed è necessario aprire nuovi campi per le persone idonee al programma di ricollocamento.
Nel frattempo, a Idomeni, sulla terraferma greca, circa 10-12mila persone, di cui circa 4mila bambini, vivono in condizioni disastrose in un insediamento informale vicino al confine, nei pressi di una linea ferroviaria. La maggior parte sono famiglie, molte delle quali con bambini piccoli. Le condizioni igieniche rappresentano una delle maggiori preoccupazioni per l’impatto negativo che possono avere sulla salute delle persone. Si bruciano plastica e rifiuti per tenersi al caldo. Le condizioni generali sono drammatiche e pongono molte sfide. L’UNHCR e i suoi partner stanno lavorando per migliorare le capacità di accoglienza, fornendo tende per le famiglie fino ad un massimo di 2.400 persone e adoperandosi nella raccolta dei rifiuti. Sono state allestite latrine mobili, ma non sono sufficienti. Sono state fornite tende per le famiglie e gli individui vulnerabili, tra cui 30 minori non accompagnati. L’UNHCR ha visitato i centri di detenzione in cui i minori non accompagnati sono in custodia protettiva. La distribuzione di cibo è stata organizzata da diverse organizzazioni ed è fornita tre volte al giorno: un panino, una bibita, latte e alimenti per l’infanzia, oltre a pannolini».