Mariem Ferjani ha studiato alla Scuola civica di cinema del comune di Milano. La questura non le ha riconosciuto il diritto al permesso di soggiorno perché il diploma della Scuola civica non è equiparato alla laurea: “Per una questione burocratica mi viene negato il diritto di vivere dove desidero”
Tratto da Redattore Sociale
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MILANO – Nei prossimi giorni sfilerà sulla croisette, come protagonista del film “Beauty and the dogs” in selezione ufficiale al Festival di Cannes, nella sezione “Un certain regard”. Mariem Ferjani, attrice nata in Tunisia 28 anni fa, ha studiato alla Scuola civica di cinema del Comune di Milano. Potrebbe essere un motivo di vanto sia per la città che per l’Italia. E invece la Questura le ha dato il foglio di via: dieci giorni di tempo per lasciare l’Italia. Non le ha riconosciuto il diritto a convertire il permesso di soggiorno per motivi di studio in uno per lavoro, perché il diploma della Scuola civica non è equiparato a un diploma di laurea. “Milano è la città in cui ho studiato, in cui voglio vivere e in cui sto anche lavorando come traduttrice, visto che parlo sei lingue”, racconta da Tunisi dove è tornata quando le hanno negato il permesso di soggiorno. Da lì ha chiesto un visto per la Francia. “Ho sempre rispettato le regole -aggiunge-. E ora per una questione burocratica mi viene negato il diritto di vivere dove desidero”.
Mariem ha fatto ricorso al Tar della Lombardia. Secondo i suoi avvocati, Livio Neri e Alberto Guariso, la Questura ha dato un’interpretazione sbagliata dell’articolo 22 del Testo unico sull’immigrazione. Articolo che prevede che il permesso di soggiorno per studio possa essere convertito in uno per lavoro quando si ha conseguito “il dottorato o il master universitario ovvero la laurea triennale o la laurea specialistica”. “Tale norma non può essere interpretata in senso così restrittivo -scrivono gli avvocati nel ricorso- da escludere dalla sua applicazione gli studenti stranieri che abbiano frequentato i corsi per i quali erano stati autorizzati ad entrare sul territorio nazionale e a soggiornarvi e, al termine degli stessi, abbiano ottenuto in Italia diplomi e attestazioni che, seppur non formalmente equiparati ad una laurea triennale, ad essi siano equiparabili”. Non solo. In realtà, il Ministero dell’Istruzione e quello dei Beni culturali hanno di recente firmato un decreto in cui dispongono l’avvio delle procedure burocratiche per arrivare ad equiparare i diplomi delle scuole civiche ai diplomi di laurea triennale. “È questo che mi fa più rabbia -sottolinea Mariem-. Le leggi devono essere per gli esseri umani e non viceversa. L’immigrazione non è una questione burocratica. È una questione di vita per migliaia di persone. Mi sono stati dati dieci giorni di tempo per andarmene dall’Italia, quando per disdire un contratto di affitto devi dare preavvisi di mesi. Mi pare un’assurdità, sproporzionato. Che cosa ho fatto di male?”.
Mariem ha conosciuto Milano quando veniva a trovare il padre diplomatico impiegato al consolato tunisino. “Mi è subito piaciuta e quando mio padre è tornato in Tunisia ho deciso di rimanere e studiare cinema -aggiunge-. Ho scelto di dedicarmi a quello che amo di più. Se avessi studiato agraria o medicina non avrei ora tutti questi problemi. Non ho mai fatto nulla di male. Di fatto vengo punita solo per la mia scelta di studi. Spero tanto che alla fine vinca il buon senso”. (dp)
Mariem ha fatto ricorso al Tar della Lombardia. Secondo i suoi avvocati, Livio Neri e Alberto Guariso, la Questura ha dato un’interpretazione sbagliata dell’articolo 22 del Testo unico sull’immigrazione. Articolo che prevede che il permesso di soggiorno per studio possa essere convertito in uno per lavoro quando si ha conseguito “il dottorato o il master universitario ovvero la laurea triennale o la laurea specialistica”. “Tale norma non può essere interpretata in senso così restrittivo -scrivono gli avvocati nel ricorso- da escludere dalla sua applicazione gli studenti stranieri che abbiano frequentato i corsi per i quali erano stati autorizzati ad entrare sul territorio nazionale e a soggiornarvi e, al termine degli stessi, abbiano ottenuto in Italia diplomi e attestazioni che, seppur non formalmente equiparati ad una laurea triennale, ad essi siano equiparabili”. Non solo. In realtà, il Ministero dell’Istruzione e quello dei Beni culturali hanno di recente firmato un decreto in cui dispongono l’avvio delle procedure burocratiche per arrivare ad equiparare i diplomi delle scuole civiche ai diplomi di laurea triennale. “È questo che mi fa più rabbia -sottolinea Mariem-. Le leggi devono essere per gli esseri umani e non viceversa. L’immigrazione non è una questione burocratica. È una questione di vita per migliaia di persone. Mi sono stati dati dieci giorni di tempo per andarmene dall’Italia, quando per disdire un contratto di affitto devi dare preavvisi di mesi. Mi pare un’assurdità, sproporzionato. Che cosa ho fatto di male?”.
Mariem ha conosciuto Milano quando veniva a trovare il padre diplomatico impiegato al consolato tunisino. “Mi è subito piaciuta e quando mio padre è tornato in Tunisia ho deciso di rimanere e studiare cinema -aggiunge-. Ho scelto di dedicarmi a quello che amo di più. Se avessi studiato agraria o medicina non avrei ora tutti questi problemi. Non ho mai fatto nulla di male. Di fatto vengo punita solo per la mia scelta di studi. Spero tanto che alla fine vinca il buon senso”. (dp)