«L’Italia non dovrebbe far finta di niente nello Xinijang. Firmando il memorandum per la Nuova Via della Seta l’Italia ha legittimato il governo genocida di Pechino».
Sono passate da poco le 9 di mattina quando Dolkun Isa, il presidente del World Uyghur Congress, pronuncia questo atto d’accusa davanti ai pochissimi deputati della Commissione Esteri della Camera. Che però capiscono la portata della dichiarazione: «bisogna farlo presente al nostro governo» dicono, seppur con toni diversi, Laura Boldrini e Paolo Formentini, la prima in forza alla maggioranza, il secondo all’opposizione. Al presidente della Commissione Esteri di Montecitorio non resta che prendere atto e annunciare che occorre predisporre una mozione che chieda il rispetto dei diritti umani per il popolo uiguro.
È una galleria degli orrori quella che Dolkun Isa, collegato da Berlino dove è in esilio, snocciola. «È in atto un genocidio contro gli uiguri. Ogni anno 1.300.000 sono sottoposti a “rieducazione”, scrivono le autorità di Pechino, ma noi sappiamo che finiscono in veri e propri campi di concentramento», spiega Isa, «denunciamo la sterilizzazione forzata di migliaia di donne uigure e centinaia di migliaia sono mandati a lavorare in condizioni di schiavitù» .
La parola di un oppositore di Pechino contro le rassicurazioni del governo cinese? Lo stesso Presidente Fassino ha ricordato che «il Parlamento europeo ha chiesto la fine della repressione degli uiguri» e che «autorevoli organizzazioni per la difesa dei diritti umani segnalano che nei cosiddetti campi di rieducazione nello Xinijang si denunciano sovraffollamento, deprivazione alimentare, pestaggi, abusi sessuali». Dolkun Isa accusa Pechino di applicare meccanismi di sorveglianza da “minority report”: chi porta le barbe lunghe, il velo o possiede una copia del Corano rischia di essere recluso, perché l’inizio della repressione cinese è stato giustificato dalla “guerra al terrorismo” di ispirazione musulmana. Il finale del suo intervento è un crescendo di domande rivolte principalmente all’Italia e ai governi occidentali, troppo timidi nell’affrontare il governo cinese: «Perché l’Onu non ha mai preso posizione sulla repressione degli uiguri? » domanda Dolkun Isa. Ma la risposta è contenuta nel suo stesso intervento, quando ricorda che il Segretario Generale dell’Onu ha partecipato a convegni sulle opportunità della Nuova Via della Seta.
Il presidente del World Uyghur Congress sarà ospite al prossimo Film Festival dei Diritti Umani di Lugano, in programma dal 14 al 18 ottobre.