Una richiesta di libertà larga quanto Piazza Maggiore…

Le buone idee hanno bisogno di qualcuno che le tratti con la dovuta attenzione come si fa quando una farfalla arriva a sorpresa sulla propria mano. E così un invito, formulato via social da un artista difensore dei diritti umani – il “nostro” Gianluca Costantini – è diventato realtà. Semplicemente mettendo assieme la domanda di giustizia, la sensibilità di un’amministrazione, la disponibilità di un’azienda. Se oggi un enorme poster con la faccia di Patrick Zaki, il giovane egiziano incarcerato, può abbracciare l’intera piazza Maggiore di Bologna lo dobbiamo all’incontro di tre persone e – piccolo retroscena – il Festival dei Diritti Umani. 

Rewind. Gianluca Costantini, che ha sempre collaborato con il Festival, lo scorso 6 maggio ha fatto un tweet dove sogna che quell’enorme spazio bianco sia riempito con l’appello per la libertà a Patrick Zaki. L’idea di Gianluca Costantini non è passata inosservata al Comune di Bologna dove il sindaco Virginio Merola si è speso molto in questi mesi perché la vicenda dello studente egiziano iscritto ad un Master della locale Università non venisse dimenticata e venisse presa in carico da un’intera città. Una telefonata dallo staff del Sindaco Merola al Festival dei Diritti Umani li ha messi in contatto con Gianluca Costantini. Ma non bastava. Quello spazio pubblicitario era inutilizzato a causa Coronavirus che ha reso bianco un grande cartellone (gli affari, si può comprendere, in questo momento languono). L’agenzia concessionaria si è detta disponibile: a proprie spese ha realizzato quello che Costantini ha definito “un atto potente”. Potente perché non si può non vederlo; perché riproducibile, perché quell’immagine può “viaggiare”, può arrivare agli occhi delle autorità egiziane per metterle sotto pressione e, speriamo, anche ai familiari del giovane ricercatore, perché sentano che Bologna e l’Italia non si sono dimenticati di loro.

Patrick Zaki è stato arrestato il 7 gennaio al suo arrivo a Il Cairo, era tornato a casa per salutare la propria famiglia, e da quel momento è finito in una galera egiziana. È ormai, a tutti gli effetti, un prigioniero politico che si trova nello stato di detenzione preventiva senza che le accuse a suo carico siano state discusse e contestate dalla difesa. Bologna ha reagito, dal Comune all’Università, coinvolgendo la cittadinanza e marciando per la liberazione di questo suo giovane concittadino. Bolognese, sì, perché gli studenti sono cittadini di questa città dove, come ama ripetere il sindaco, “è nata prima l’Università del libero Comune”.

Redazione

foto di Giorgio Bianchi per il Comune di Bologna