E’ stato condannato a 3 anni e 6 mesi di carcere lo storico russo Yuri Dmitriev, accusato di atti di violenza contro la figlia adottiva. Un processo che secondo gli standard di una democrazia sarebbe considerato poco più di una tragica farsa. Ma con una condanna così lieve per un reato così grave – dice Andrea Gullotta, lo storico dell’Università di Glasgow che segue il caso Dmitriev – “sembra che la Corte ammetta la fragilità dell’accusa”. Si deve tener conto che in Russia meno dell’1% dei processi si conclude con un’assoluzione.
Yuri Dmitriev è conosciuto per aver scoperto in Carelia, la zona russa al confine con la Finlandia, un enorme fossa comune delle vittime staliniane. Sono migliaia, probabilmente 7000, a cui lo storico stava ridando un nome e una storia. E questa sembra essere la colpa che le autorità russe vogliono fargli pagare: rivangare un passato scomodo. “La repressione di Stalin – dice ancora il professor Gullotta – è una storia tutta interna alla Russia, una violenza di russi contro russi, a volte perfino familiare, con madri denunciate dai figli. L’indipendenza dimostrata da Dmitriev, a quanto pare, non piaceva: sembra che anche la storia degli errori del periodo sovietico debba essere decisa dalla politica nell’era di Putin”. Dmitriev nella sua difesa in Tribunale pochi giorni fa aveva definito la patria come una madre che a volte si ammala ma che non per questo smettiamo di amarla: “voglio solo far uscire dall’oblio quelle persone condannate e fucilate ingiustamente dalla nostra patria”.
Può sembrare strano che un leader lontano dalle simpatie comuniste come Putin possa lanciarsi in una campagna contro gli storici che scoprono gli orrori ordinati da Stalin. E in effetti lo è: “è difficile da spiegare, ci sto scrivendo un libro – dice ancora il professor Gullotta – ma la chiave sta nelle parole pronunciate da Putin anni fa all’inaugurazione di un monumento in ricordo delle vittime dei gulag: non serve fare i conti con il passato dobbiamo guardare avanti. Il leader russo rivendica così la centralità della politica anche nella scelta di cosa dev’essere la memoria. Storici indipendenti come Yuri Dmitriev mettono in discussione questa linea. Solo così – conclude il professor Gullotta – si spiegherebbe l’accanimento giudiziario contro di lui”.