Perfino Corto Maltese si è imbattuto negli yazidi. Anzi, come dice il marinaio disegnato da Hugo Pratt, negli yezidi.
di Danilo De Biasio,
Direttore del Festival dei Diritti Umani di Milano
Corto Maltese finisce nella terra degli yazidi dopo essere stato sballottato da Rodi a Van, prima di lanciarsi verso Samarcanda, dove spera di trovare il tesoro di Alessandro il Grande. Fulminante la risposta che Hugo Pratt mette in bocca al vecchio yazida quando Corto Maltese gli chiede cosa cerca questa popolazione. “Quello che vogliono tutti. Stare meglio”. Sono circa 600 mila gli yazidi che vivono tra Iraq e Siria. E probabilmente vogliono solo fare come tutti gli altri: vivere meglio.
Ma hanno parecchi difetti agli occhi degli invasati del Califfato: innanzitutto vivono nel posto sbagliato, una zona strategica non lontano da Raqqa e Mosul, due roccaforti dell’Isis rispettivamente in Siria e Iraq. E poi perché sono infedeli, anzi adoratori del Diavolo. In realtà la loro religione è un misto di cristianesimo, zoroastrismo e islam: evidentemente quanto basta a considerarli sterminabili. Cosa che i miliziani del Califfo hanno fatto dall’agosto 2014 quando hanno conquistato quelle terre. E se sei donna, peggio ancora.
Non c’è una contabilità precisa della mattanza, sicuramente nell’ordine delle migliaia di civili uccisi. Lo si deduce anche dalle fosse comuni che vengono trovate lungo le rotte che dal Monte Sinjar portano a Mosul e a Raqqa. Almeno 5000 yazidi rapiti dall’Isis, con una particolare predilezione per le giovani donne – circa 3000 – usate come schiave sessuali. Almeno 36.000 civili sono fuggiti da quella zona per cercare rifugio nei villaggi controllati dalle milizie curde. Mercanti di carne umana e invasati dall’idea del nuovo Califfato hanno ucciso, stuprato e violentato, comprato e venduto moltissime yazide. Una di loro ha trovato il coraggio di fuggire (ci ha provato tre volte prima di riuscirci) e di raccontare l’orrore vissuto: Nadia Murad. A soli 22 anni è ora testimone vivente di quanto poco possa valere la vita, la dignità, i diritti, quando ad una deformazione della religione si unisce il maschilismo più becero e la spregiudicatezza dell’economia di guerra.
Nadia Murad sarà al Festival dei Diritti Umani per due conferenze, la prima il 3 maggio, a partire dalle 17.30 e la seconda il giorno dopo, dalle 9.30, alla Triennale di Milano. Tutti i particolari su www.festivaldirittiumani.it
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