FESTIVAL DEI DIRITTI UMANI DI MILANO: 4 MAGGIO

Il secondo giorno di un festival è una cosa delicata. Perché il primo giorno è il gran debutto e la curiosità spinge il pubblico, ma il secondo attendi all’alba dentro il luminoso corridoio della Triennale di Milano e ti chiedi come andrà. Come quando aspetti tanti invitati a un festa e di colpo ti viene il dubbio, fugace, di qualche diserzione di troppo, la tavola imbandita.
di Angelo Miotto
E invece. Ancora tanti giovani la mattina, ancora tanto pubblico in tutti i momenti della giornata, ai dibattiti, alla proiezione del film preceduta dall’incontro con Cecilia Strada, presidentessa di Emergency.
Andiamo con ordine.
Tutto è cominciato così, martedì 4 maggio, come ce lo racconta Alberto Pagano.

C’era ancora Nadia Murad, yazida sopravvissuta alla violenza di Isis, a raccontare la sua drammatica storia di fronte, però, a tanti ragazzi delle scuole medie superiori. Un silenzio assoluto, di attenzione, per le sue parole.
 

Con Nadia Murad, Raffaele Masto giornalista di Radio Popolare e Viviana Mazza del Corriere della Sera.

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Debora Del Pistoia, Amira Yahahayoui e Azzurra Meringolo. Foto: Leonardo Brogioni/Polifemo Fotografia

Nel pomeriggio l’incontro su Tunisia e rivoluzioni arabe: Pane e Gelsomini. Azzurra Meringolo con una conduzione ritmata ha guidato le sue due ospiti, Amira Yahayaoui  – attivista tunisina di Al Bawasala – e Debora Del Pistoia, studiosa e cooperante del Cospe. La Tunisia, focus paese di questa prima edizione del Festival, raccontata come caso scuola di rivoluzioni avvenute, non ancora compiute, di una strada che si sta costruendo e dove ancora molti passi restano da fare.
#Ioalzolosguardo. Il nostro hastag declinato sui diritti, oggi, scegliamo di lasciarlo proprio alle parole di Amira Yahayaoui.

 
Infine il film di Abd Al Malik, Qu’Allah bénisse la France, con Cecilia Strada – presidentessa di Emergency  – che ribadisce una notizia che lega gli attentati francesi, la paura e la costruzione del nemico con la morte di Valeria Solesin al Bataclan e l’intitolazione da parte di Emergency, con cui Solesin collaborava, di un ospedale di ostetricia in Afghanistan.
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Cecilia Strada, Danilo De Biasio e Vanessa Tonnini. Foto: Leonardo Brogioni/ Polifemo Fotografia

Cecilia Strada ha ricordato dove si annidi il pericolo della semplificazione, dei messaggi facili da spendere sull’onda dell’emotività e del dolore, senza ricordare, o raccontado in maniera anche falsa, che non esisono altre strade rispetto all’intervento militare muscolare o alle leggi di eccezione.

Pronti per il terzo giorno.