Il fascismo non è un’azione estemporanea di un pazzo. È una cosa che in molti pianificano a tavolino. È l’uovo del serpente, che nutre il piccolo nano fascista che c’è dentro di noi.
di Angelo Miotto
Vera Vigevani Jarach è madre. Di Franca, la sua figlia desaparecida in Argentina ai tempi del Condor, fatto che l’ha trasformata in una Madre de Palza de Mayo, instancabili donne che hanno chiesto la verità sulla sorte dei loro figli e figlie e dei nipoti, rubati e assegnati a famiglie che sostenevano la dittatura.
Vera Vigevani, sposata Jarach, è del 1928: la sua figura minuta e il peso degli anni non hanno piegato un temperamento forte, energico, una freschezza nello sguardo e nelle parole che dice. Il 6 febbraio l’Università Statale di Milano l’ha insignita della laurea Honoris causa, insieme alla abuela Estela Carlotto e alla madre messicana Yolanda Morán Isais, che ha perso un figlio e che lotta contro le sparizioni forzate in Messico.
C’è una frase che viene riportata nelle note biografiche di Vera Vigevani, fa venire la pelle d’oca a leggerla. Recita così:
«Mi chiamo Vera Vigevani Jarach e ho due storie: io sono un’ebrea italiana e sono arrivata in Argentina nel 1939 per le leggi razziali; mio nonno è rimasto ed è finito deportato ad Auschwitz. Non c’è tomba.
Dopo molti anni, altro luogo, in Argentina, altra storia: mia figlia diciottenne viene sequestrata, portata in un campo di concentramento e viene uccisa con i voli della morte. Non c’è tomba.
Queste due storie indicano un destino comune e fanno di me una testimone e una militante della memoria»
Per questo abbiamo chiesto a lei cosa pensasse delle parole odiose che siamo tornati a sentire con insistenza in Italia, complice una brutta campagna elettorale. La ‘razza bianca’, per esempio, evocata erivendicata dal candidato della Lega e centrodestra in Regione Lombardia Attilio Fontana. Le parole di pulizia casa per casa, quartiere per quartiere del suo segretario Salvini, il caso incredibile e odioso del fascio-leghista di Macerata, nell’attentato che ha portato al ferimento di molte persone, colpevoli di avere la pelle nera.
Vera Vigevani ci risponde così, come sentirete qui sotto. Forte dei suoi anni, forte dell’aver sempre dovuto essere in pria linea nella lotta, con il proprio corpo.
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