di Luigi Spera
per Reset.it
In Brasile, lo Stato di Rio ha dichiarato il fallimento. I nodi vengono al pettine a un mese dall’inizio delle Olimpiadi 2016 e Rio de Janeiro si mostra in ginocchio – tra tangenti, infrastrutture incerte e i problemi di sicurezza. Ma al di là dei Giochi Olimpici, il default aggrava la situazione già drammatica della Sanità pubblica, ancora alle prese con il virus Zika e non solo.
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Rio de Janeiro. Lo spirito olimpico non ha investito ancora la città. L’allegria per i giochi, che avrebbe dovuto fare da pubblicità all’esterno e da collante sociale all’interno, è stata spazzata via nel corso degli ultimi mesi. Rapita da una lunghissima crisi politica che a ritmo di telenovela caratterizza la vita quotidiana brasiliana, l’opinione pubblica ha perso di vista per mesi l’appuntamento più importante del Paese: le olimpiadi di Rio 2016. Tra scontri violenti, manovre politiche, vendette, veleni, spettacoli surreali e continui colpi di scena della più grande inchiesta anticorruzione che travolge imprese, partiti e lobbisti; i giochi sono finiti in fondo alla lista dei brasiliani.
È bastata però l’esplosione di due ‘bombe’ a riportare l’attenzione dei media su Rio e sulle Olimpiadi. Il cedimento della pista ciclabile, inaugurata a gennaio e crollata ad aprile e il default dello Stato di Rio. La città che tra poco più di un mese vedrà l’inizio dei giochi olimpici, è dunque già in ginocchio. E le difficoltà allarmano non poco. Delegazioni, atleti e turisti potrebbero infatti trovarsi di fronte a una situazione infernale che rappresenti in tutto il mondo e in maniera a dir poco amplificata la fragilità e l’incapacità del Paese. Le Olimpiadi che avrebbero dovuto contribuire a proiettare il Brasile nel cerchio delle grandi potenze, rischiano ora di avere un effetto boomerang e comprometterne l’immagine in maniera irrecuperabile.
Crisi
Da mesi in difficoltà economiche, lo Stato di Rio ha dichiarato fallimento. Annunciando il rischio di un “totale collasso della pubblica sicurezza, della sanità, dell’istruzione, della mobilità e della gestione ambientale”, il governatore Francisco Dornelles, ha decretato lo stato di calamità pubblica. A 49 giorni dall’inizio dei giochi il governo dello Stato ha scaricato le responsabilità su quello federale. Da Brasilia immediatamente sono stati stanziati dei fondi, ma neanche un Real andrà in favore dei settori dello Stato in ginocchio: tutto sarà destinato in favore dell’evento olimpico. Eppure da molti mesi ormai lo Stato non paga più regolarmente gli stipendi di tutti i suoi dipendenti. I salari arrivano parziali, rateizzati e sistematicamente in ritardo. Stesso discorso per le pensioni. Il debito accumulato è stimato in circa 19 miliardi di Real.
I politici dello Stato, hanno puntato tutto sulle Olimpiadi in un’epoca nella quale la situazione economica complessiva era migliore, spendendo oltre le proprie possibilità sia nella costruzione di infrastrutture olimpiche che in quelle di mobilità urbana. Crescita delle spese inversamente proporzionale alle entrate nelle casse dello Stato. Ora che si è giunti a poche settimane dall’inizio delle Olimpiadi, tutti i nodi di una gestione ‘allegra’ sulla quale costantemente si è allungata l’ombra lunga della corruzione, sono venuti al pettine. Le imprese investigate nel maxigiro di tangenti “Lava Jato”, hanno infatti intercettato il 73% dei 37,6 miliardi di Real stanziati per Rio2016.
Infrastrutture
La gran parte di questi 37,6 miliardi è stata spesa per la costruzione del parco olimpico, strutture sportive e di mobilità urbana. Strutture tutte ultimate. Il grande quesito resta quello della qualità. Le immagini della pista ciclabile crollata appena quattro mesi dopo l’inaugurazione, hanno fatto il giro del mondo. Non hanno avuto stessa risonanza, le altre carenze, evidenziate e denunciate spesso anche dalla stampa locale. Crepe, crolli, piloni piegati e bulloni incerti hanno interessato le strutture dello stadio Engenhão, del BRT, della Cidade das Artes e della Vila do Pan. E i guai scoperti potrebbero essere solo una piccola parte. Sono molte le organizzazioni di cittadini che mettono in guardia sulla stabilità delle infrastrutture realizzate. Eventuali problemi durante i giochi che mettessero a rischio l’incolumità di atleti e turisti sarebbero inquantificabili. Quanto alla mobilità, la linea 4 della metro che dovrebbe collegare la zona sud di Rio con Barra da Tijuca, non è conclusa. I continui aumenti dei costi hanno causato vari blocchi. Il Vlt, un tram costruito in centro città, il giorno dopo l’inaugurazione è stato già fermato per problemi di costruzione. Durante gli eventi sportivi test, in varie strutture è saltata la corrente elettrica anche per ore, quando la domanda aumenterà il rischio è di un black-out generale.
Sanità
Gli effetti della crisi potrebbero aggravare ulteriormente la situazione in un’area da sempre in ritardo nel Paese. Già prima che la situazione si aggravasse, gli ospedali di Rio erano ben al di sotto di uno standard vagamente accettabile. Lo scorso mese di novembre, quando lo Stato annunciò per la prima volta di avere le casse vuote, molti ospedali furono costretti a chiudere, altri municipalizzati. Attualmente si registrano sistematiche carenze di personale, medicinali e denaro per la gestione delle attività ordinarie. La domanda è: riusciranno a essere gestire eventuali emergenze se normalmente gli ospedali non sono sufficienti? In molti si sono concentrati sul rischio di contagio da Zika virus, ma nessuno ha considerato la dengue e, molto più pesante, la tubercolosi, endemica a Rio.
Sicurezza
Nota dolente. Il quadro complessivo della sicurezza fa paura. La città è ostaggio della criminalità. Le forze dell’ordine non sono in grado di dare alcuna risposta. Nonostante il costosissimo piano di pacificazione delle favelas, la situazione è di guerra ovunque. Quello della Upp (Unidade de Policia Pacificadora), doveva essere il piano rivoluzionario in grado di dare l’immagine del pieno controllo da parte dello Stato del territorio delle favelas. Necessario per trasmettere quella sensazione di sicurezza utile a fornire garanzie al Comitato Olimpico Internazionale e alle delegazioni di atleti provenienti da tutto il mondo, il progetto di pacificazione delle favelas, rischia di implodere a ridosso dell’appuntamento più importante.
A cento giorni dall’inizio di Rio2016, la situazione è compromessa: si registrano 15 ‘guerre’ tra criminali che condizionano la vita in 21 quartieri. Nel solo mese di marzo nello Stato di Rio ci sono stati 441 omicidi. Un aumento del 15,4% in relazione allo stesso mese del 2015. La sola polizia, responsabile tra il 15 e il 20% del totale di omicidi commessi a Rio, dall’indicazione della città come sede olimpica ha ucciso 2500 persone. Violenza istituzionale, secondo Amnesty International, in crescita del 54% negli ultimi due anni.
E c’è di più: lo Stato non sarà in grado di pagare gli straordinari ai poliziotti durante le olimpiadi, questo limiterà il numero di agenti in strada e spingerà a un maggiore ricorso alle forze armate. Cosa per nulla rassicurante.
Tra violenze, ingiustizie, mancanza di sicurezza, guerra politica, sanità in ginocchio, rischio di contagi e inquinamento, non sorprende che la metà dei biglietti per gli eventi risulti invenduta e che il ‘tutto esaurito’ sia ormai considerato un miraggio.