di Marta Gatti – Radio Popolare/Esteri
Il nostro futuro è in pericolo. Slow Food Uganda ha iniziato il 2018 con una campagna di sensibilizzazione sul tema del land grabbing. Non si tratta di un fenomeno nuovo per il paese dell’Africa centrale. L’organizzazione che unisce agricoltori di tutto il mondo sottolinea come le concessioni terriere si trovino in aree ricche di biodiversità e molto fertili. In un comunicato l’associazione locale di Slow Food denuncia la mancanza di chiare informazioni, la violazione dei diritti comunitari sulle terre, la riduzione dell’accesso alle risorse naturali e l’eccessivo uso di fertilizzanti e pesticidi nelle monocolture. Sotto accusa sono soprattutto le piantagioni di palma da olio e canna da zucchero, che hanno sfrattato le comunità di agricoltori locali.
Uno dei progetti contestati si trova nel distretto di Buvuma, nelle isole settentrionali del Lago Vittoria. La popolazione locale contesta una piantagione di palma da olio, che rientra nel progetto nazionale di sviluppo degli oli vegetali. Gli agricoltori dicono di non aver ricevuto il giusto compenso per le terre che hanno ceduto alla piantagione, e non vogliono abbandonarle. Titolare della piantagione è la società Oil Palm Uganda Ltd, controllata dalla Bidco Uganda che produce dall’olio alla margarina, fino ai saponi.
La coltivazione della palma da olio sulle isole si inserisce nel programma governativo, sostenuto dal fondo internazionale per lo sviluppo agricolo delle Nazioni Unite, per la produzione e commercializzazione di olio da semi tradizionali. I sostenitori del progetto sottolineano il suo impatto positivo nel miglioramento delle condizioni di vita dei piccoli produttori. La produzione interna di olio di palma dovrebbe ridurre la quantità che viene importata ogni anno.
L’agenzia dell’ONU che sta seguendo lo sviluppo del progetto garantisce l’esistenza di un dialogo costante con la popolazione ed evidenza il successo ottenuto in molte aree del Paese, dove le palme da olio sono già state piantate da tempo. Sarebbero almeno 10.000 le persone che dovrebbero essere allontanate dalle terre, per lasciare posto alle piante di palma. Secondo i piani, il progetto dovrebbe garantire l’occupazione per molti coltivatori, 80.000 persone ne beneficeranno, dicono i fautori del programma.
Il programma governativo aveva già raccolto nel 2015 accuse di land grabbing. La popolazione diceva di aver ricevuto solo promesse e non compensazioni. Il governo era corso ai ripari con un comunicato. Nel testo il ministero dell’agricoltura garantiva che l’acquisizione delle terre era avvenuta secondo la legge, che lo stato era titolare delle proprietà e la validità della valutazione di impatto ambientale e sociale.
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