Cile: la protesta non si piega né con la repressione né con le promesse

La “marcha” è convocata per martedì 29 ottobre davanti alla Moneda, la sede della Presidenza della Repubblica cilena, diventata il simbolo dell’ingiustizia da abbattere. Nessuno sa come andrà a finire: il nuovo governo voluto dal presidente Pinera per pacificare le proteste ha avuto l’effetto opposto di moltiplicarle e di renderle più estreme. L’opinione pubblica ha percepito chiaramente che era solo un’operazione di maquillage. I numeri sono impressionanti anche per una democrazia che sembrava aver accettato un rallentamento degli standard democratici pur di non precipitare nuovamente nell’orrore della dittatura: 18 manifestanti uccisi, 584 feriti, 2600 arresti, denunce – molte provate – di torture, maltrattamenti, vessazioni da parte delle forze di polizia. A poche ore dalla manifestazione, che promette di essere più grande di quella enorme del 25 ottobre, un milione in piazza, la portavoce del Governo Pinera, Karla Rubilor Barahona, ha usato il bastone e la carota. Il bastone era l’annuncio di un migliaio di arresti preventivi per isolare i manifestanti violenti e l’istituzione di una sorta di “zona rossa” intorno alla Moneda; la carota era la promessa di una nuova agenda sociale che il governo affronterà a partire dallo stop ai rincari dell’elettricità, alla riforma delle pensioni, la riduzione del numero e dello stipendio dei parlamentari.

Amnesty International ha mandato in Cile una “unità regionale di crisi” per raccogliere testimonianze che possano aiutare le vittime delle violenze a pretendere giustizia per i soprusi subiti. Per una nazione che ha recente passato così sanguinoso – la dittatura di Pinochet – le violazioni dei diritti umani sono una terribile abitudine, a cui la popolazione più anziana, quella che ha subito il terrore delle sparizioni forzate, e le giovani generazioni che non hanno più niente da perdere, non vogliono assuefarsi.

Tra i punti di riferimento di queste nuove generazioni c’è la rapper franco-cilena Anita Tijoux che ha appena composto un brano dedicato a chi sta lottando per un Cile migliore: cacerolazo.