Il secondo giorno di un festival è una cosa delicata. Perché il primo giorno è il gran debutto e la curiosità spinge il pubblico, ma il secondo attendi all’alba dentro il luminoso corridoio della Triennale di Milano e ti chiedi come andrà. Come quando aspetti tanti invitati a un festa e di colpo ti viene il dubbio, fugace, di qualche diserzione di troppo, la tavola imbandita.
di Angelo Miotto
E invece. Ancora tanti giovani la mattina, ancora tanto pubblico in tutti i momenti della giornata, ai dibattiti, alla proiezione del film preceduta dall’incontro con Cecilia Strada, presidentessa di Emergency.
Andiamo con ordine.
Tutto è cominciato così, martedì 4 maggio, come ce lo racconta Alberto Pagano.
C’era ancora Nadia Murad, yazida sopravvissuta alla violenza di Isis, a raccontare la sua drammatica storia di fronte, però, a tanti ragazzi delle scuole medie superiori. Un silenzio assoluto, di attenzione, per le sue parole.
studenti totalmente ipnotizzati dal racconto di @NadiaMuradBasee al @FDUmilano . #emozionepic.twitter.com/HIiAv5vQRI
— danilo de biasio (@danilodebiasio) 4 maggio 2016
Con Nadia Murad, Raffaele Masto giornalista di Radio Popolare e Viviana Mazza del Corriere della Sera.
Nel pomeriggio l’incontro su Tunisia e rivoluzioni arabe: Pane e Gelsomini. Azzurra Meringolo con una conduzione ritmata ha guidato le sue due ospiti, Amira Yahayaoui – attivista tunisina di Al Bawasala – e Debora Del Pistoia, studiosa e cooperante del Cospe. La Tunisia, focus paese di questa prima edizione del Festival, raccontata come caso scuola di rivoluzioni avvenute, non ancora compiute, di una strada che si sta costruendo e dove ancora molti passi restano da fare.
#Ioalzolosguardo. Il nostro hastag declinato sui diritti, oggi, scegliamo di lasciarlo proprio alle parole di Amira Yahayaoui.
Infine il film di Abd Al Malik, Qu’Allah bénisse la France, con Cecilia Strada – presidentessa di Emergency – che ribadisce una notizia che lega gli attentati francesi, la paura e la costruzione del nemico con la morte di Valeria Solesin al Bataclan e l’intitolazione da parte di Emergency, con cui Solesin collaborava, di un ospedale di ostetricia in Afghanistan.
Cecilia Strada ha ricordato dove si annidi il pericolo della semplificazione, dei messaggi facili da spendere sull’onda dell’emotività e del dolore, senza ricordare, o raccontado in maniera anche falsa, che non esisono altre strade rispetto all’intervento militare muscolare o alle leggi di eccezione.
Pronti per il terzo giorno.