Florina Cazacu: Rumeni delinquenti? “Chiedo un faccia a faccia con Di Maio. Pensavo che il M5S fosse diverso, ma dopo quelle frasi non ho più fiducia nel Movimento.
La figlia maggiore di Ion Cazacu, l’ingegnere rumeno che fu bruciato vivo dal suo datore di lavoro, in nero, quando lavorava come piastrellista a Gallarate 17 anni fa, scrive a Luigi Di Maio. Florina ha scritto, insieme a Dario Fo, per i tipi di Chiarelettere ‘Un uomo bruciato vivo’, un diario sulla morte del padre.
Testo di Florina Cazacu, da Q Code Mag
“Il 14 aprile per la nostra famiglia è un giorno particolare. Diciassette anni fa, infatti, mio padre moriva, ucciso dalle ustioni provocate da Cosimo Iannece. 17 anni fa mi trovavo a lottare con la mia paura di affrontare la vita, con un senso di vuoto enorme e oggi a distanza di tanti anni mi trovo a lottare contro la convinzione di una certa parte della gente che gli stranieri sono un poco di buono e in questo caso vengono tirati in ballo i rumeni.
Che un certa categoria di esponenti politici usino o abbiano usato la figura dello straniero delinquente per fini elettorali è ormai noto, ma per me è stata una grande sorpresa che il M5S, o almeno l’onorevole Di Maio la pensasse così. Spero che le affermazioni non siano condivise dall’intero Movimento, spero che i suoi colleghi si dissocino da quelle frasi razziste e discriminanti. Io mi sentivo molto vicina alle loro idee pur non conoscendo bene le loro dinamiche interne, ma conoscevo e sapevo di loro grazie a Dario Fo che li ha sempre sostenuti. Ci fosse ancora Dario credo che sarebbe furibondo: con lui ho condiviso un’opera teatrale, che è anche un libro e che doveva diventare anche un film. Avrebbe parlato del riscatto di due popoli, quello rumeno che viene spesso additato come un popolo di delinquenti e quello italiano, che spesso viene additato come un popolo di assassini mafiosi.
Quando si lascia la propria terra, come ha fatto mio padre, lasci la tua famiglia spinto dalla fame: quando è stato ucciso io avevo 17 anni e nonostante fossi dilaniata dal dolore sono riuscita a scacciare i demoni e non ho fatto confusione. A uccidere mio padre è stato Cosimo Iannece e non il popolo italiano. Quando si assiste a un fatto, a una tragedia così grande come quella che ci è capitata ci si sente confusi e il rischio può essere quello di trasferire l’aggressività come caratteristica del popolo cui appartiene.
Ma non bisogna mai dimenticare che l’unico colpevole è l’assassino e non la sua gente. L’onorevole Di Maio si è lasciato trascinare e ha fatto di tutta l’erba un fascio.
17 anni dopo mi vedo incriminata come fossi una delinquente solo perché ho la cittadinanza rumena.
Vede onorevole, a lei a quanto pare la storia non ha insegnato molto, io non so quale sia la sua esperienza di vita, ma le posso dire che io ho toccato fondi molto profondi, ma mai mi sarei permessa di catalogare un popolo intero come ha fatto lei. Dovessi fare ragionamenti come il suo non sarei nemmeno qui a chiederle una replica faccia a faccia. Cosa dovrei dire: che lei è un assassino perché è italiano e quindi dello stesso popolo di Cosimo Iannece?
Sono offesa come figlia di un padre ucciso ingiustamente e come madre di una figlia alla quale mi son rivolta fin dai primi giorni in italiano. Penso che lei, onorevole Di Maio, dovrebbe fare un passo indietro. Ho sperato che arrivasse una seconda dichiarazione in cui si chiarisse il senso di quelle parole, una smentita. Sono passate diverse ore e questo non è successo. Vediamoci, le regalerò il mio libro e di Dario Fo, le sarebbe utile. Sono molto amareggiata, perché nel vostro Movimento vedevo una svolta politica, ma anche questo mito, come mi è capitato più volte nella vita, era destinato a crollare”.