Un uomo pestato a morte da una ronda improvvisata ad Aprilia, un cameriere aggredito a Partinico, una giovane atleta colpita a Moncalieri. Va bene interrogarsi sulle motivazioni che hanno fatto esplodere questa violenza, ma è urgente fare in modo che non ne accadano altre. Quando il Ministro dell’Interno guida la pattuglia degli odiatori c’è chi si sente autorizzato a passare dalle parole ai fatti. Dalla Sicilia alle Alpi. Il passaggio successivo è l’emulazione, che cresce perché non viene stroncata da parole e gesti concreti.
La politica sembra essere totalmente soggiogata dal salvinismo: occorre rivolgersi ai giornalisti e alle forze di polizia. I primi devono semplicemente applicare le regole deontologiche della loro professione: provate a rileggere i titoli e gli articoli di oggi, provate a rileggere ciò che avete scritto negli ultimi anni, domandatevi quanto avete alimentato xenofobia e pregiudizi. E una volta fatta questa operazione rendetevi conto dei danni creati, della complicità pericolosa con gli imprenditori politici dell’odio. Potete fare diversamente, basta volerlo.
Agli uomini e alle donne in divisa l’invito è a considerare, se non il giuramento di fedeltà alla Costituzione, perlomeno la vostra sicurezza: siete più sicuri con sceriffi improvvisati, ronde razziste, sparatori per diletto, armi concesse senza particolari restrizioni? Ovviamente la risposta è no, è vero il contrario: il delirio securitario aumenta la tensione sociale e vi espone a maggiori rischi. Fermare questa deriva dipende anche da voi, uomini e donne delle forze di polizia.
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