Odiatori: pagherete caro, pagherete tutto

di Danilo De Biasio

Nemmeno Freud e McLuhan riuscirebbero a trovare la spiegazione scientifica per spiegare cosa spinge un ragioniere, una professoressa, un adolescente ad usare i social media per insultare, diffamare, odiare chi non la pensa come loro. Non c’è l’algoritmo dell’odio ma è oramai consolidato a livello accademico che quando i mezzi di comunicazione incitano all’odio contro una determinata tipologia di persone prima o poi scorrerà del sangue. Cambiano i media, la loro velocità di propagazione, la loro pervasività ma non i risultati: ci sarà sempre qualcuno, singolo o gruppo organizzato, che si armerà per passare dalle parole ai fatti.

Svelare i meccanismi persuasivi, smontare la narrazione, contrapporre alle falsità i dati di fatto è indispensabile ma non basta se non arriva anche la sanzione. Stabilire per legge cos’è libera espressione e cos’è odio è difficile. Senza contare che i grandi player digitali, le autostrade social dove corre l’odio, hanno così tanti miliardi di utili che nessuno se li vuole inimicare. Risultato? Ogni mobilitazione che cerca una soluzione contro l’hate speech deve tener conto di questa complessità; non sarà risolutiva, ma contribuirà a gridare forte che non ci si può arrendere all’odio in rete. Tanto più ora che sta partendo la campagna elettorale…

Per questi motivi il Festival dei Diritti Umani appoggia la campagna #odiareticosta e abbiamo chiesto ad una delle due promotrici, Maura Gancitano, di spiegare cos’è.

 

 

Le segnalazioni di messaggi di odio in rete si possono mandare a odiareticosta@gmail.com