Siamo in pericolo. L’ennesimo allarme viene dagli scienziati dell’IPCC, l’organismo delle Nazioni Unite e dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale. Il riscaldamento globale sta già facendo aumentare fenomeni estremi come siccità e piogge violente, desertificazione e incendi, che produrranno carestie e migrazioni, c’è scritto nell’ultimo rapporto, presentato oggi, 8 agosto, a Ginevra.
L’Ipcc sostiene che “la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra da tutti i settori è essenziale se il riscaldamento globale deve essere mantenuto ben al di sotto dei 2 ° C, se non a 1,5 ° C”. Perché questi numeri? Perché nessuno, neppure il computer più potente, è in grado di calcolare cosa potrà accadere al nostro pianeta con un aumento medio della temperatura oltre i 2°. E siamo già a + 1,53 gradi rispetto all’era preindustriale…
L’ultimo report Ipcc non ha fornito un quadro diverso da quello che la comunità scientifica afferma da anni, aggiorna alcuni dati: per esempio stima che l’agricoltura industriale e la deforestazione che serve per l’allevamento industriale contribuisce fino al 37% delle emissioni globali di gas serra.
Dal 1961 i deserti sono aumentati al ritmo dell’1% annuo e dunque in questo momento “circa 500 milioni di persone vivono in aree soggette a desertificazione. Le terre aride e le aree che subiscono la desertificazione sono anche più vulnerabili ai cambiamenti climatici e agli eventi estremi tra cui siccità, ondate di calore e tempeste di polvere, con una popolazione globale in aumento che fornisce ulteriore pressione”, dice Kioto Tanabe, che presiede la task force sui gas serra. E’ evidente, anche da questi dati, il legame stretto tra la violenza che il sistema produttivo attuale esercita sull’ecosistema e le migrazioni.
Le soluzioni. Un mix di interventi: uso più sostenibile del territorio, ridurre gli sprechi di cibo, salvaguardare le foreste dai tagli e dagli incendi, scegliere le energie rinnovabili, decarbonizzare rapidamente l’economia globale, assicurare infrastrutture di trasporto più efficienti.
Per ulteriori approfondimenti vi invitiamo a leggere il commento di Greenpeace, con cui il Festival dei Diritti Umani ha collaborato strettamente per la terza edizione, quella dedicata alla distruzione dell’ecosistema come la più grave e diffusa violazione dei diritti umani.
Nella foto di copertina Nara Baré, la prima donna a diventare Coordinatrice generale della Coordinazione delle Organizzazioni Indigene dell’Amazzonia Brasiliana (COIAB), ospite dell’edizione 2018 del Festival dei Diritti Umani. La foto è di Leonardo Brogioni.