Ucraina: una nuova inutile strage per i civili. Un nuovo utile business per chi fa affari.

Non è una guerra, è un’operazione militare.
Non è un’invasione, è un modo per difendere la popolazione amica.
Il vecchio detto “la prima vittima della guerra è la verità” ancora una volta viene confermato. Questa volta con i missili russi sul territorio ucraino. E state certi che verrà confermato dalle cifre esagerate, dai falsi allarmi. Andando a stratificare bugie e risentimenti, fornendo alibi per continuare la guerra.
E adesso? Spesso sai come comincia una guerra, quasi mai puoi sapere come finirà. È probabile che le ragioni degli uni e degli altri – per esempio l’accerchiamento occidentale che denunciava Putin e le continue provocazioni sulla sovranità ucraina che denunciava Kiev – verranno spazzate via. Molte persone moriranno, come capita dalla Seconda Guerra Mondiale in poi, sempre di più civili. L’economia diventerà saccheggio, contrabbando, ruberie. Ma state tranquilli: presto si aggireranno in doppiopetto dirigenti d’azienda pronti al grande business della ricostruzione.

Come Festival dei Diritti Umani l’abbiamo raccontato nel 2019, quando abbiamo intitolato il nostro evento “Guerre e pace”. Guerre al plurale perché ognuna è diversa dall’altra, anche se porta a esiti simili. Pace al singolare, perché ce n’è una sola: quella che oltre a far tacere le armi comporta uguali diritti per tutti. Altrimenti si chiama tregua.
E i pacifisti? I pacifisti sono persone che lavorano quotidianamente per realizzare quel modello di civiltà. E sono i primi ad essere silenziati quando scoppia una guerra. Perché? Perché l’avidità di chi vuole la guerra è mille volte più forte e organizzata di chi vuole la pace.

 

di Danilo De Biasio, direttore del Festival dei Diritti Umani