#25Aprile. Con le armi e con la penna

di Marta Bonzanini
tratto dal Dossier didattico di www.stampaclandestina.it

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“Capire l’8 settembre non era facile”. Così Nuto Revelli, ne La guerra dei poveri, sintetizza il clima di incertezza seguito all’annuncio dell’Armistizio. La sua è una vicenda esemplare: reduce dalla campagna di Russia, identifica nella guerra la causa del crollo del consenso al regime fascista e della conseguente destituzione di Mussolini il 25 luglio 1943. Una caduta che fu preludio all’8 settembre, alla fondazione della repubblica di Salò, all’occupazione tedesca, ad una nuova, terribile guerra, una guerra di liberazione e, insieme, una guerra civile.
Lo stato neofascista intende creare un proprio esercito attraverso i bandi di arruolamento: “Escono i bandi – scrive Revelli – e i giovani si danno alla macchia”. Ma i renitenti comprendono presto che nascondersi non basta: hanno bisogno di viveri e armi per difendersi, di un gruppo cui fare riferimento. “Perseguendo la renitenza, lo Stato neofascista ottiene così il brillante risultato di trasformarla in resistenza”1, sorta dunque come un moto spontaneo, generato dal rifiuto di una guerra percepita come ormai inutile e perduta, un istinto di sopravvivenza.

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